PAGINA N° 2

                                                                                                     NIYAMA

  IN LAVORAZIONE


LEZIONE "CIECA"   e I SENSI - 2° parte

   Annullando la vista potremo sostare con i nostri sensi più sottili e meno usati, entrando così in un rapporto privilegiato e più intimo del solito con il nostro corpo.  Eliminando la vista rimangono e verranno stimolati in modo nuovo e diverso gli altri sensi. Rimarranno disponibili tutti gli altri sensi della percezione: la mente (per lo yoga è uno dei sensi, è uno strumento), il tatto, l'udito, l'odorato e il gusto.

Il più usato o comunque il più immediato, in questo caso dell'esperienza "cieca" è senz'altro il tatto

   Il tatto, scrisse Lucrezio nel " De Rerum Natura", è "il senso del nostro corpo" e in effetti è il più importante del nostro corpo, è il primo  che si sviluppa nel feto già dal primo mese e mezzo di vita,   infatti il contatto con la madre è  qualcosa di  straordinariamente profondo e intimo che ci aiuterà a creare un rapporto duraturo per tutta la vita.   La pelle è il più vasto organo di senso ( raggiunge una superficie di circa 2 metri quadrati), oltre che respiratorio, e rappresenta il nostro confine ( o barriera)  con l'esterno, con tutte le conseguenze del caso. 

La sensibilità localizzata nei polpastrelli delle dita ( delle mani) è una facoltà sviluppatissima che ci permette di percepire le forme con notevole esattezza.  Vista in questo modo la pelle  assume dunque la valenza di un linguaggio particolarissimo che raggiunge il massimo di un dialogo in un massaggio. 

 

 Il contatto con il materassino ci dirà come siamo posizionati e se siamo orientati correttamente.  Il contatto delle mani o dei piedi o dello stesso corpo con la terra ci informerà continuamente sulla posizione che abbiamo o che andiamo ad assumere.

   Potremo notare come il senso del tatto avrà una valenza maggiore del solito, perchè non saremo distratti dalla vista, ed anche la mente  troverà uno spazio tranquillo perché non sarà stimolata come sempre attraverso gli occhi. Cesserà il contatto con l'esterno

   A volte, più spesso di quello che pensiamo, possiamo dedurre innumerevoli parametri  semplicemente stando con il contatto corporeo sia verso lo spazio circostante sia verso il corretto posizionamento del nostro corpo nell'esercizio.

   Solamente se ci lasceremo andare verso uno stato di naturalezza creativa, abbandonandoci alla mente analogica, e non affidandoci, per paura o altro alla consuetudine degli schemi della mente razionale, potremo percepire tutte quelle sfumature che ci permettono di entrare in una data figura, e  tutto risulterà più semplice e immediato.

   Sarà più facile anche incontrare i nostri limiti, e questo ci salverà da errori di valutazione o da pre-concetti che ci siamo costruiti,  inseguendo spesso false mete o traguardi ideali. Tradotto nel pratico significa non farci male, non procurarci qualsivoglia malessere fisico,  dunque massimo rispetto per il nostro corpo e per noi stessi, facendo scomparire competizione e agonismo e conseguentemente annullando anche l'eventuale stress provocato da queste dinamiche.

 

   Insieme al tatto, in mancanza del riferimento  visivo, lavora l'apparato vestibolare dell'orecchio interno deputato all'equilibrio e all'orientamento e dunque, in qualche modo, il sistema orecchio con l'udito.  Nel silenzioso buio interiore ( potrebbe causarci anche qualche disagio) ascolteremo  le sottili vibrazioni delle articolazioni o della pelle o di tutti quegli organi che più si manifesteranno, come il battito cardiaco ( facilmente avvertibile nel cobra, o nella Mezza Locusta in appoggio) la pressione alle tempie (netta in Il riposo del Buddha) i movimenti dello stomaco e dell'intestino, i cambi di pressione all'interno del torace, saremo in continuo contatto con quello che succede dentro di noi e potremo valutare e intessere un dialogo con il nostro corpo.  Se saremo capaci di non provocare delle tensioni muscolari ascolteremo il propagarsi delle onde vibratorie nel corpo e  dato che i sensi non sono settoriali  le esperienze che da essi scaturiscono si legano tra di loro creando un gioco armonioso. 

   In definitiva sviluppare queste percezioni equivale a fare una  diagnosi, pur semplice,  del nostro stato di salute.

 

   Il movimento produce calore e dunque anche sudorazione, con odori strettamente personali, dovuti alla nostra chimica interna legata comunque all'alimentazione e allo stato di salute generale.  Il naso è il primo organo a formarsi nel feto e l'olfatto è il primo senso che si attiva ( insieme al gusto).

Perciò odoriamoci volentieri perché anche l'olfatto serve a identificarci, scoprendo zone del nostro corpo più o meno sconosciute e più o meno odorose e in modo diverso di altre.  Gli odori se "fiutati" entrano in profondità e ci toccano e stuzzicano la nostra coscienza.  Un odore ci può dare repulsione come piacere, ci può ricordare un avvenimento o ci può riportare indietro nel tempo.  Gli odori possono essere leggeri, pesanti, avvolgenti, seducenti o ripugnanti. Le tracce olfattive creano un messaggio non scritto ma molto più profondo e sottile di altre e realizzano una unione con l'intimo.  Dunque esplorare queste esperienze sensoriali significa vivere.

Gli antichi maestri taoisti riuscivano a riconoscere il morente dall' odore che emanava.

 

   Il gusto si rivela nei sapori e nella consistenza della saliva che si modifica continuamente in bocca nelle mucose e sulla lingua in base alla intensità dell'esercizio e della respirazione ed anche in relazione a quello che abbiamo mangiato.

Potremo così scoprire sapori personali quali l'acido, il basico, salino, dolce e amaro oppure registrare la sua secchezza, tutti segnali che vengono dall'apparato digestivo.  Inoltre potremo verificare queste percezioni nelle diverse zone della bocca ed anche sulle labbra che assumono una certa importanza come segnale dello stato interno.  Le labbra sono un organo molto sensibile al pari dei polpastrelli delle mani e infatti interessante è il collegamento con presa di coscienza  tra queste due parti sensibilissime che sono legate insieme tra  loro, e di cui abbiamo fatto esperienza.

 

   La mente è il grande regista delle percezioni dei nostri sensi e coordina tutto ciò, ricevendo ed interpretando le sensazioni per un appropriato uso salutistico o per fini pratici.

   Ma noi abbandoniamo, in questo caso, la mente logica a favore della metà artistico/intuitiva e dunque ascolteremo senza tradurre e valutare, restando, in questo caso specifico, con le nostre sensazioni, per viverle completamente e arrivare ad una più profonda conoscenza del nostro corpo.

   Instaureremo così un dialogo con i nostri sensi più fini.

   

 

superluna 2018
superluna 2018

GENNAIO 2018

ETTY HILLESUM

 

Ancora dal diario di Etty Hillesum nell'edizione a cura di Lorenzo Gobbi dal titolo "Il bene quotidiano"

-non metto il commento perché è superfluo,  tale la lucidità e la chiarezza del suo pensiero-

 

 

(9 gennaio 1942)

 

Prima ero obbligata a ritirarmi ogni volta dal mondo perché le sue troppe impressioni mi confondevano e mi rendevano infelice. Dovevo fuggire in una stanza silenziosa. adesso, porto con me questa che possiamo chiamare " stanza silenziosa", e posso rifugiarmi là in qualsiasi momento, anche se mi trovo su un tram affollato o sul treno che si ferma con tutto il suo peso.

(28 marzo 1942)

 

E poi: si vive tanto, e la vita trabocca di esperienze. Eppure....si porta in se stessi, ovunque con sé, una grande e feconda solitudine.  E talvolta il momento fondamentale di una giornata è la quiete pausa tra due respiri, tra due respiri profondi.  Quel ritornare fino a se stessi in una preghiera di 5 minuti.

(9 giugno 1941)

 

Quando qualcuno ha imparato a "immergersi in se stesso", allora sarà capace di immergersi senza riserve in un altro o nel suo lavoro, e si farà più quieto e meno frammentato, almeno così mi sembra.

(10 giugno 1941)

 

Non pensare, ma ascoltare ciò che è dentro di te.  Se lo fai la mattina, prima di metterti al lavoro, ti donerà una quiete che risplenderà sull'intero giorno. Dovresti proprio cominciare così ogni giornata...

(11 giugno 1941)

 

Il mondo interiore è reale quanto quello esteriore.  Bisogna rendersene conto.  Anch'esso ha i suoi paesaggi, i suoi contorni, le sue possibilità, i suoi territori senza frontiere.  L'uomo, in se stesso, è il piccolo centro nel quale il mondo interiore e quello esteriore si incontrano...Molte persone io le sento come spezzate in due, o quasi amputate.  Ciò viene probabilmente dal fatto che non hanno consapevolmente riconosciuto il proprio mondo interiore come tale.  Di tanto in tanto, forze del mondo interiore si fanno sentire e danno, in alcuni momenti, un certo ampliamento e la sensazione di una maggiore consistenza a queste persone, però è tutto disorganizzato, troppo caotico, si e no consapevole.  Questo mondo interiore è come una terra a riposo, non coltivata, che non si danno cura di lavorare.  Non è riconosciuto come un luogo reale.

 

Io sento crescere dentro di me, a volte, una disposizione a dissodare, a mettere ordine, a renderle più consapevoli.  Può essere che questo diventi, alla lunga, il lavoro della mia vita?

SALUTO ALL'ALBA        Usha Namask

 di Kalidasa  

 


Guarda il giorno che nasce!
Poiché è la vita, la vera vita della vita.
Nel suo breve corso
Posano tutte le verità
e le ricchezze della sua esistenza:
La gioia della crescita,
La gloria dell'azione,
Lo splendore del compimento.
Poiché ieri non è che un sogno
E domani soltanto una visione,
Ma il vivere bene oggi rende
Ogni giorno trascorso un sogno
Di felicità
E ogni domani una visione di speranza.
Guarda perciò attentamente il giorno che nasce!
Questo è il saluto all'alba.

 

Kālidāsa  lett. "servitore della dea Kali È il più grande poeta e drammaturgo della letteratura classica indiana,vissuto probabilmente tra il IV e il V secolo della nostra era.

 

 

Le ragioni espressive del CORPO

                                                                                                                                                          bf

                                                             Il vostro corpo è l’arpa della vostra anima 

                                                               sta a voi trarne musica armoniosa o confusi suoni “ 

                                                                                                                                                ( K. Gibran 1923 )

" C'è maggior ragione nel tuo corpo,                                                                                                                                                 che nella tua migliore sapienza" 

                                          ( F. Nietzsche)

                                                                                         " Guardare il corpo e ascoltarlo

                                                                            è un processo continuo.                                                                                                                                                      In questo processo si affinano le proprie interpretazioni,                                                                                                                 si correggono i propri errori...                                                                                                                                                 Il corpo si può considerare il deposito                                                                                                                                                     di tutta la nostra esperienza...                                                                                                                                               E' possibile leggere e conoscere                                                                                                                                                                la storia di una persona                                                                                                                                                         dall'espressione del suo corpo".                                                                                                                                                                                                 ( A. Lowen)

"Il corpo è l'oggetto psichico per l'eccellenza,

il solo oggetto psichico".

               J.P. Sartre, L'essere e il nulla (1943)

 

La consapevolezza sensoriale è la nostra "intelligenza delegata", è la nostra opportunità immancabile che non consideriamo nel giusto modo.

  E' vero che noi attualmente abbiamo un concetto molto forte del nostro corpo ,talmente egotico  che diviene particolarmente fuori luogo, tanto più per la nostra parte di civiltà occidentale, dove la super valutazione e l'estrema esasperazione del concetto di corpo assumono tratti esagerati.  Tutti noi deleghiamo al nostro corpo compiti estremi e significati  che vanno al di là di ciò che gli è proprio. Abbiamo dimenticato il profondo legame intimo che abbiamo con esso, ovvero, abbiamo separato quello che "naturalmente" è un tutt'uno, trascurando parte di noi.  Non riconoscendo questa verità non potremo esprimerci in modo adeguato né potremo aspirare ad una evoluzione (guarigione)  che ci è propria.

    Per dirla con le parole di Charles Genoud ( insegnante di meditazione) :

"Nella cultura odierna viene data molta importanza al corpo, ma al corpo come oggetto, non come soggetto; al corpo per come è visto dagli altri, e non per come è, un corpo di cui si fa esperienza in una dimensione privata. Ci interessa il corpo che possediamo, non il corpo che siamo. Considerato in questo modo, il corpo può sembrarci una gabbia in cui la mente o l'anima, per usare una terminologia cristiana, è prigioniera. Ma quando si sviluppa una profonda intimità col corpo, il corpo-gabbia si dissolve in una mente spaziosa."  ( da: Gesti di consapevolezza)

   Il corpo è il depositario della nostra acquisita intelligenza corporea, la dove esso ha conservato la più antica conoscenza.  Abbiamo raffinato le nostre menti mentre il corpo ancora mantiene inalterati  i suoi canali ancestrali  di espressione che non legano più con lo sviluppo dei processi cognitivi.

   In questo modo si è creata una spaccatura profonda tra questi aspetti del nostro essere, a svantaggio della comprensione matura che ci caratterizza come specie e dell'unità come individui.

   Se riusciamo a sviluppare una profonda intimità con il nostro corpo, potremo arrivare a vivere un' intimità nuova e creativa con noi stessi e potremo realizzarci come unità. Potremo così tornare a sentirci parte del tutto.

  Portare consapevolezza nel corpo significa prenderci cura di noi stessi e andare verso l'autoguarigione.

 

Nella tradizione buddhista antica la presenza mentale sul corpo era fondamentale. 

Si legge nel Satipatthana Sutta ( Il Sutra sui quattro fondamenti della consapevolezza - in Trasformarsi e guarire , di Thich Nath Hanh - Astrolabio):

 

" Inoltre, quando cammina, il praticante è consapevole: -Sto camminando- Quando è in piedi è consapevole: -Sono in piedi- Quando è coricato, è consapevole:-Sono coricato.  In qualsiasi posizione si trovi, egli è consapevole della posizione del corpo".

 

   Secondo il lucido pensiero di  Meister Eckhart (filosofo e teologo tedesco 1260 - 1328)  c'è più corpo nell'anima di quanta anima ci sia nel corpo. Questo per confutare il pensiero dilagante dell'epoca secondo cui il corpo era il male.

   Questo pensiero del male/peccato legato al corpo è andato avanti per secoli, ovvero è ancora  in parte attuale in alcuni contesti religiosi.

Anche nel processo evolutivo di una certa cultura buddhista si è avuta questa distorsione, o meglio, in alcuni periodi successivi al pensiero antico, "...alcune tradizioni, affascinate da altri aspetti della spiritualità, quali i rituali, le visualizzazioni, le indagini sulla natura della coscienza, hanno lasciato il corpo in secondo piano. Il corpo non veniva più considerato un potente luogo di risveglio, ma veniva visto con disprezzo". ( Charles Genoud , Gesti di consapevolezza-  Ubaldini.

 

E come si esprime/vive il corpo?

   Il corpo è già, in se stesso, un'espressione di qualcosa che viene da lontano, potremmo dire che viene dai genitori, ma anche dagli avi, ma ancora prima...e dunque è una sommatoria di eventi, azioni, pensieri, accadimenti lontani  ma è anche una manifestazione di un qualcosa di superiore: è una scintilla divina.

E come tale diviene uno strumento, un mezzo per esprimere se stesso nella vita e per la vita. 

   Se prendiamo per buono tutto ciò allora possiamo dare un significato profondo a tutto il resto.

 

Una delle caratteristiche del nostro corpo è quella di potersi esprimere attraverso il movimento.  In questo movimento, partecipa si il corpo ma l'istanza primaria è qualcosa di più sottile, più interna, qualcosa che non si vede, non si tocca ma si realizza con e nel corpo.

   Attraverso il movimento, ma anche e soprattutto nell'immobilità, come testimonia la scienza dello yoga, si attua questo contatto, questa unione profonda con il nostro Sé: unica via per la redenzione. 

Esplorando il movimento scopriremo la natura della consapevolezza e se riusciamo a portare la nostra coscienza nel corpo saremo liberi dallo stesso corpo e non avremo limiti spazio-temporali, e come dicono alcune scritture raggiungeremo l'immortalità.

 

  In varie culture è presente il pensiero che il corpo sia il Tempio dello Spirito. 

Infatti è così, il corpo è una  sua  manifestazione e il divino non è fuori da noi, come spesso si è confuso in varie epoche, Dio è ovunque, fuori e dentro di noi, è in un fiore come in un insetto, in una montagna come nel mare.        Spesso noi indichiamo il cuore, o meglio il quarto Chakra, come sede del Dio interiore. E' una lettura corretta . ma lo spirito di Dio è dovunque, in ogni parte del corpo, in ogni  più piccola cellula del nostro corpo, solamente che dobbiamo riscoprirlo.  

Lezione "cieca" e il silenzio - 3° parte

                                       IN ALLESTIMENTO


                                 

                                      Storiella  sull’EGO

 

 

 

Quattro studenti di una scuola di meditazione indiana avevano scelto di fare l’esperienza di una settimana di silenzio e meditazione, scegliendo di restare insieme nella scuola per tutto il tempo.
Il primo giorno andò tutto bene,  riuscirono a creare nella stanza di meditazione un’ottima atmosfera silenziosa, calma e pacifica, ma al tramonto quando la stanza si fece buia, uno degli studenti non riuscì a trattenere le parole, chiamò il servitore e gli ordinò di accendere le lampade ad olio.

 Il secondo studente si meravigliò di aver sentito le sue parole gli ricordò che aveva deciso di mantenere il silenzio per una settimana. 
Il terzo studente li aggredì dicendo che erano degli stupidi perché avevano rotto il silenzio, mentre il quarto affermò di essere stato l’unico che non aveva aperto bocca!”
 
Questa storia spiega bene le quattro principali espressioni dell’ego; la prima è il manifestare la propria superiorità sugli altri, io sono lo studente di una famosa scuola di meditazione e tu sei il servitore che deve accendere le lampade. 
La seconda espressione dell’ego è la critica e il giudizio, uno studente aveva fatto un errore e l’altro immediatamente glielo ha fatto notare, la terza è la rabbia che nella storia si è manifestata attraverso l’insulto “siete degli stupidi” e la quarta l’ottusità di chi non capisce minimamente il proprio comportamento affermando di essere l’unico che non aveva parlato.

 

L’ Ego

 

L’ego come proiezione “distorta” dell’Io e come riconoscerlo

 

 

    L’ego è una manifestazione deviata dell'Io che riesce a ingannare la mente, non facendogli cogliere la vera realtà.

 Se non riusciamo a discernere le due percezioni, l’una dall’altra, ci auto inganniamo e non sapremo rapportarci con la natura della realtà, interna ed esterna, fisica e mentale, e non potremo prendere le giuste misure che servono ( ricordando sempre  che anche quello che a noi sembra la realtà ultima delle cose è comunque una delle possibili letture).

  E’ come quando siamo in treno e guardiamo il paesaggio fuori dal finestrino, possiamo vedere simultaneamente, riflesso sul vetro, anche l’interno del treno dietro di noi: abbiamo così la scelta di guardare o il paesaggio che ci scorre davanti oppure di mettere a fuoco la proiezione di un’altra realtà che fa sempre parte del nostro campo percettivo in quel momento, ma è il riflesso di quello che è alle nostre spalle e che non potremmo vedere direttamente.

  Usando questa metafora, la stessa cosa succede con l’ego, solamente che il paesaggio reale, che risulta più chiaro, oltre il finestrino, rappresenta l’ego, mentre il riflesso dietro di noi, in quel particolare momento poco chiaro, è il nostro vero Io, che risulta appena percepibile.

 Solamente dedicandogli attenzione potremo arrivare ad una sua chiara visione.

  Si tratta, alla fine, di distinguere esattamente tra l’io e l’ego, non restando confusi, e poter scegliere per una corretta comprensione di noi stessi.

 

  L’ego ha un suo fascino e più ci identifichiamo con esso più saremo limitati e di parte.  Il problema è che per riconoscere l’identificazione con il nostro ego occorre lavorare con attenzione consapevole in ogni istante, anche quando interagiamo con il fuori ( persone, animali e cose).  Occorre allenamento ad osservarci ed ogni occasione sarà un laboratorio per una corretta comprensione.

  E capiterà spesso di accorgerci della dinamica dopo che si sarà sviluppata, quando sarà troppo tardi, però questo potrà insegnarci tanto .

  Quando riusciamo ad oscurare l’ego, la parte che ci porta fuori di noi, si riconoscerà il nostro Io, e se andiamo in profondità potremo portare alla luce il nostro  Sé,  che si definirà chiaramente.                                                                ( Mentre il Sè ci appartiene dalla nascita, l'Io si struttura molto più tardi e  successivamente si "mescola" con l'ego) 

 

  Come si fa a riconoscere il Sé ? ....quando il nostro senso dell'Io si uniforma al nostro senso dell'Essere, e allora diventeremo consapevoli di essere parte del tutto, vivremo l' impermanenza e potremo sentirci completamente rilassati e se la mente è calma e sveglia potremo riconoscere la realtà più chiaramente come un processo evolutivo.

  ("Let it be"   dei Beatles esprime perfettamente questo concetto: lasciare andare, lascia che sia)

 In questo stato di "resa" nella sfera del Sé,  si diviene creativi, e non essendo più legati alla reattività, avremo benessere e maturità, certamente maturità spirituale non sociale o etica, quella che il maestro Corrado Pensa chiama "intelligenza spirituale".                                                                                                                        

   Tornando alla metafora del finestrino è’ come quando entriamo in una galleria e il fuori, il paesaggio, si annulla a vantaggio di quello che possiamo scorgere, finalmente chiaro, riflesso sul finestrino.

  Dunque l’ego va prima riconosciuto e successivamente “abbandonato” o quanto meno ridotto pian piano fino al suo annullamento. D'altronde non ci possono essere, nello stesso momento, due padroni per un solo servo!.  Quando l'ego sarà isolato potrà risplendere il nostro vero Sé,  e ciò porterà ad una calma e chiara visione di tutto quello che ci accade, tale da poter affrontare l’evento con serenità e lucidità e riuscire a risolverlo nel migliore modo possibile.

 

  Una tecnica base è quella di vedere come e quanto tempo dedichiamo ad osservare gli altri per poi stornare questo “lavoro” verso noi stessi, cercando di rendere questa attività il più possibile distaccata: senza entrare cioè nei meriti di un giudizio etico che ci porterebbe solamente fuori strada.

  In definitiva si tratta di guardare, come se l’accadimento non ci riguardasse, estrapolandoci dall’azione. Questo è un punto fondamentale e tutto ruota intorno ad esso.

 Si tratta di sviluppare la percezione nel centro della fronte, il terzo occhio, per superare così la dualità.  Stimolare l’Ipofisi  porta ad una apertura della chiara visione, aumentando il nostro centro di potere (su di noi).

  Il lavoro si attua principalmente con il portare il respiro in questo punto, associandolo magari con il centro del cervelletto, quello che  i Taoisti chiamano il “cuscino di giada”. Assicurare questo collegamento porta energia in Ajnia chakra, stimolando e attivando le funzioni sopite.

  Riusciremo così ad annullare il tempo ed essere nel presente e a non lasciarsi abbindolare dal richiamo adulatore del passato o del futuro.

  Si può energizzare ancora questo punto anche facendo arrivare occasionalmente la luce solare attraverso le pupille, cercando di non usare troppo spesso gli occhiali da sole che ostacolano la luce/energia verso questo centro, ricordando che la luce stimola anche l'epifisi.

  Per ultimo, ma non ultimo, occorre adottare una dieta alimentare alcalinizzante e ricca di acqua, sommariamente a base di frutta e verdura e cibi alcalini, dimenticando il più possibile la carne, i formaggi e i suoi derivati e i dolci, tutti alimenti che portano acidità nel sangue.  Bisogna arrivare ad un equilibrio acido/basico con tendenza al basico, l’unico che può portare verso la salute fisica e mentale

In ultimo nella lista, chiudendo il cerchio, ma sempre sinergico e contemporaneo agli altri aspetti è quello del movimento e di una attività fisica il più possibile all’aria aperta e con caratteristiche aerobiche per favorire il movimento dell’energia.

 

  Chiaramente lo yoga è  "IL"  punto fermo di questo sistema, dove ogni aspetto ne è parte integrante.                                                                                

   

                                                                                                                         

                                                                                                                             Respiro   
 

 

                                                                                                       

                                                                                                    

                                                    Pensiero positivo                                                              Consapevolezza               

   

                                                                                                       Yoga

 

 

 

                                                                        

                                                                            Sport                                                 Alimentazione

 

 

                    Lo yoga e  la mente

   I pensieri negativi o le idee fisse, I desideri incontrollati, le  gelosie, le piccole invidie, I rancori, gli stati d ansia, le pre_occupazioni_intese come ansia di un evento che deve avvenire (non facendoci restare 
così nel presente) insomma tutti gli stati d animo negativi , come anche quelli derivanti dagli imput esterni: notizie tragiche radio o ancor più quelle televisive (  peggio durante I pasti)  che destabilizzano consumando energia, ma soprattutto le emozioni negative come la rabbia e la paura,  generano agitazione e stati di irrequietezza nella mente( fluttuazioni)  , che a loro volta portano a reiterare lo squilibrio interiore e il processo continua e si ripete.

Dunque: perturbazioni emozionali portano fluttuazioni e agitazione della mente che portano, a loro volta, squilibri emozionali con relativo abbassamento energetico.

    "Yoga Chitta Vritti Nirodha "   si legge in Patanjali

“  Lo yoga estingue le modificazioni della mente”

oppure , ancor meglio:

       "Lo yoga è la cessazione delle fluttuazioni della mente."

           “LA MENTE è IL GRANDE DISTRUTTORE DELLA REALTA'”

 

Così affermano i Veda. 

       

Ma perché mai la mente distruggerebbe la realtà?

   Perché la mente crea la sua realtà, sempre, in base al suo vissuto, alle impressioni ricevute, in base alle narrazioni che l’Io crea di volta in volta, secondo le proprie necessità momentanee, in base alle difficoltà che prova in quell’esperienza.  Come canta il grande  G. Gaber in una celebre cantata:      ” I mostri che abbiamo dentro-Che vagano in ogni mente-Sono i nostri oscuri istinti -E inevitabilmente dobbiamo farci i conti

   A ben vedere è una difesa contro la sofferenza ma che si rivela poi un danno alla personalità che “sapientemente” l’ego copre, è come mettere la polvere sotto il tappeto per non vedere la sporcizia in giro.

   

Quante volte ci capita di fare un atto altruistico non vedendo però che lo facciamo per noi, in altre parole, la spinta che ci porta a compiere quell’atto non è puro disinteresse amorevole ma solamente un’espressione di un nostro bisogno profondo? 

    Se il processo non è reso consapevole, non sarà vero altruismo, anche se staremo nell’atto compiuto, perché ci porteremo dietro le nostre nevrosi e mancanze, scaricandole all’occorrenza sul soggetto o nell’atto.

 

 Dunque la qualità che demarca il confine è sempre la consapevolezza e la Realtà è sempre in rapporto alla molteplicità dell’Io e alle sue personali percezioni sensoriali.

  A livello scientifico un tavolo può essere visto da un fisico teorico come un insieme di vuoti, eppure il tavolo è ben consistente!

   Guardando i binari in una stazione ferroviaria ci sembra che essi convergano in lontananza, ma è così o è un’illusione? La mente superficiale non riesce a tradurre, ovvero, apparentemente sembra che i binari si tocchino, mentre la ragione sa che non è così, però gli occhi vedono quella realtà. E’ vero o falso?

   Ammirando un’ orizzonte in montagna il monte più vicino appare più alto di quello più lontano. E’ reale o no?

 

Noi abbiamo una molteplicità di Io legati alle mutevoli percezioni sensoriali  e finché non li elaboriamo entrando dentro di noi, saremo alla mercé  sempre dei diversi Io.

    Stiamo spesso nei limiti, in definitiva non vediamo le due facce della medaglia, finché non raggiungiamo un certo equilibrio mettendoci al centro, tale da vedere gli estremi e poter restare distaccati da essi e non farci coinvolgere.  Non si parla di repressione o di rifiuto no, si parla di distacco consapevole, derivato da un lavoro maturato fino a quel momento.

   L’Io come agente narrativo è impegnato a interpretare continuamente avvenimenti che ci accadono. E’ un sistema complesso di varie identità personali ovvero di molteplici personalità reattive, tanto che spesso ci capita di percepire, di essere due persone nello stesso momento, anche con valutazioni contrapposte.                                                                          La realtà esterna (attraverso i sensi) e la realtà interna che poggia sul  mentale riferita all’ Io sono due percezioni strettamente legate tra loro tanto che quella rivolta verso il nostro interiore condiziona a tal punto quella rivolta verso l’esterno,  dunque la molteplicità dell’io condiziona la visione della realtà interna.

   Siamo, da un certo punto di vista degli creatori di storie che possono essere nostre  oppure di altri, ma che calziamo perfettamente nell’illusione,  in toto o in parte nelle personalità non omogenee.

    Allora si può capire come la realtà sia veramente soggettiva e personale, tanto più fedele se abbiamo avuto una crescita matura di personalità legata ad un benessere psicofisico unito alla capacità di saper controllare le emozioni a monte di una presa di coscienza dei nostri Io.

   Allora si potrà cominciare a parlare di Realtà vera.

 

Lo yoga entra “dentro” una percezione, un’emozione, acuisce la sensibilità e la  esplora , legge la mente e l’atto e crea il distacco partecipato.   

   Si cala nella sensazione attraverso il respiro, rapportandolo all’evento percettivo usando l’inspiro a volte o l’espiro, secondo i casi, oppure fermandosi nel Kumbaka.                                                                                      Certamente entrare dentro fa paura e procura dolore ma è il solo modo per ampliare la conoscenza e allargare il campo della  coscienza.                                                             

   Vedere (chiara visione) Ascoltare (analisi delle percezioni) Agire (calarsi dentro)  Vivere (coraggio di affrontare)  sono questi i termini cari allo yoga.

 

Il pranayama rimuove il velo che oscura la luce della conoscenza e annuncia il sorgere dell’alba della saggezza”

 

                                                         Verso 52, cap. II- Yoga Sutra di Patanjali


                                                                      NUOVO CORSO DI YOGA anno 2018-19

                                            YOGA INTEGRALE CONTEMPORANEO

 

 

                                                 Viandante, non c’è il cammino, sono solo le tue impronte.                                                                                                                                 Viandante, non c’è il cammino,                                                                                camminando lo devi fare.

                                                                            Viandante, non c’è il cammino,                                                                              ma solo solchi sul mare.

Da “Poesie- Campi di Castiglia-   di   A.   Machado

                                 Da: “ Gesti di Consapevolezza”

                                            di Charles Genoud

 

   “Nella cultura odierna viene data molta importanza al corpo, ma al corpo come oggetto, non come soggetto;  al corpo per come è visto dagli altri, e non per come è, un corpo di cui si fa esperienza in una dimensione privata.  Ci interessa il corpo che possediamo, non il corpo che siamo. Considerato in questo modo, il corpo può sembrarci una gabbia in cui la mente o l’anima, per usare una terminologia cristiana, è prigioniera. Ma quando si sviluppa una profonda intimità col corpo, il corpo-gabbia si dissolve in una mente spaziosa.

 

 Nessuno è pazzo e nessuno è saggio. E’ lo spazio, che ti rende sciocco o saggio. Se hai spazio nella tua mente, allora diventi saggio, e se non hai spazio nella tua mente, allora diventi –altrimenti-“                                                                                                                                                                                                           -  Shri Brahmananda Sarawati

 

  Molte tradizioni mistiche insegnano che il corpo non limita la mente, ma è piuttosto un amalgama di fenomeni sperimentati dalla mente.  Per il maestro Ramana Maharshi, il corpo è soltanto un pensiero. Alcune tradizioni buddhiste direbbero che è solo il gioco della consapevolezza.

 

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  Quando sviluppiamo una vera intimità col nostro corpo, diventiamo intimi con noi stessi.  Impariamo a essere presenti come unità.

Quando la dicotomia corpo-mente crolla ci apriamo alla scoperta della nostra essenza.  Perciò si esplora il movimento per scoprire la natura della consapevolezza. Analizziamo anche la sensazione di tensione nel collo, diventando consapevoli non della sensazione, ma della consapevolezza di essa, non della consapevolezza di essa, ma dell’essenza della consapevolezza.

Se il corpo è solo un pensiero, il gioco della consapevolezza, allora in ultima analisi una conoscenza intima del corpo è una conoscenza intima della consapevolezza.”

 

 

     Come dice Magarjuna, grande maestro e filodofo indiano ( c. 150-250 )

 

              Il camminare non comincia

                nei passi già fatti né in quelli ancora a venire,

                né nell'atto in sé.

              Dove comincia ?

                Prima che io sollevi un piede,

                c'è un movimento,

                un passo già fatto o ancora a venire,

                da cui il camminare potrebbe avere inizio ? 

 


                                                         A quale riva...

 

   A quale riva 

 vorresti traghettare, o mio cuore?                                                                                                                                       Non vi è nessun viandante  davanti a te,

 non vi è strada.                                                                                                                                                                        Quale movimento, quale riposo su quella riva?         

  Non vi è acqua, né barca né barcaiolo.                                                                                                                             E non vi è neppure una corda                                                                                                                                              per trascinare la barca,                                                                                                                                                      e tanto meno un uomo per tirarla.   

   

     Né terra, né cielo, né tempo;                                                                                                                                 niente, né lido, né guado!                                                                                                                                                      Là mancano perfino corpo e mente,                                                                                                                             infatti non vi è proprio nulla.                                                                                                                                               Allora qual è il luogo dove l’anima                                                                                                                                  potrà placare la sete?                                                                                                                                                            In quel vuoto non troverai nulla.                                                                                                                                     Sii forte, rinchiuditi in te stesso,                                                                                                                                     perché là l’appoggio è sicuro.                                                                                                                                              Pensaci bene, o mio cuore,                                                                                                                                              e non andare altrove. 

 

 Dice Kabir: “Caccia via tutte le chimere e resta fermo in quello che sei”.                                                                                                                                           

                                                   Kabir, mistico e poeta indiano (Varanasi, 1440-1518) 

 

PAROLE CHIAVE : Il Desiderio, (di traghettare e cercare altrove)

                                L'illusione ( che ci creiamo che ci sia un'altra riva là, fuori di noi, e le chimere in cui cadiamo)

                                Il dubbio  ( Il chiedersi e il cercare la conoscenza)

                                La forza ( il coraggio delle proprie azioni e la passione nel cercare)

                                Il contatto  (con la nostra interiorità, l'unico luogo vero )


 Arie d'Autunno

 

            "La musica dell’estate lontana vola intorno all’ Autunno cercando il suo nido perduto"                                                                                     Rabindranath Tagore                                                                                                          

    L'autunno è una stagione intermedia molto importane e delicata. E' la preparazione al freddo e al buio inverno.

Il fogliame che cade, la natura che cambia vestito e comincia a diventare sempre più monocromatica, da' all'occhio e al cervello degli stimoli relativamente modesti che interagiscono energeticamente a livello di un cambiamento nello stato dell'umore, provocando un latente disagio tipico di questo periodo.

Ed anche la pelle, organo fondamentale nel processo respiratorio, diviene più sensibile e soggetta a disturbi infiammatori tipici di questa stagione. da qui una certa cura della pelle tramite massaggi o con uso di oli  emollienti.

   Questa stagione dovrebbe preparare il corpomente per la stagione meno propensa alle "aperture": l'Inverno.

 

  L'autunno è caratterizzato dall'elemento Aria, e di conseguenza è associata, nella MTC ai canali energetici di P (  elemento legato alla tristezza dell'autunno  ) . Dunque in questo periodo si hanno grossi movimenti meteorologici di perturbazioni dell'aria, con pressione variabile e con fenomeni anche di cicloni, trombe d'aria e cambiamenti repentini del tempo e della temperatura che non aiuta di certo il nostro sistema corpomente a restare in equilibrio.

  Tutte queste variazioni mettono in crisi la nostra respirazione e, a livello psicologico, la nostra "aspirazione" alla stabilità e il corpo è sottoposto ad uno stress continuo.

   Il sistema endocrino è sottoposto a grossi cambiamenti di adattabilità, in particolare l'Epifisi o Pineale ( perchè ricorda la forma di una pigna)  che tra le altre cose (melatonina), regola il ritmo sonno-veglia, in questo periodo deve fare i conti con la diminuzione progressiva e abbastanza veloce  della luce solare. 

   Inoltre c'è da dire che la nostra civiltà ha modificato i ritmi di vita annullando praticamente il buio della notte , illuminando a giorno le città, come non mai  rispetto ai passati secoli.   Apparentemente sembrerebbe un vantaggio poter vivere il sociale anche dopo tanto che il sole è calato, ma non è del tutto così.

   L'esposizione prolungata a fonti di luce artificiale non è benefico per il corpo umano, oltre al fatto che ci porta ad annullare la notte, tempo che da sempre è dedicato al riposo.   Stiamo accorciando sempre più il tempo di recupero che ci serve per essere efficienti nel quotidiano e spesso ce ne accorgiamo, ma non diamo ascolto a quello che il corpo ci dice, ovvero non sappiamo o non vogliamo ascoltare i segnali che sempre il corpo ci invia.         Segnali che ci mettono in guardia , che ci allertano ma che non prendiamo in considerazione, forti della nostra "ignoranza" (termine usato dalla filosofia yoga)  e facilmente passiamo magari dalle ore trascorse in ufficio, in condizioni di luce artificiale con ambienti malsani a situazioni che ugualmente sono dello stesso livello, tipo discoteca, pub, cinema o altri luoghi di aggregazione comunque altrettanto non salutari dimenticando che ci possono essere altre possibilità.  

 

   Tornando  al tema della pratica in Autunno bisogna innanzitutto modificare l'alimentazione, cercando di dare priorità ad alimenti che possano contrastare la diminuzione della produzione di serotonina, essenziale per regolare il nostro stato ormonale.  

  E' corretto tramite asana opportune, stimolare alcune funzioni e praticare di più alcuni sistemi energetici, quelli legati appunto all'energia di P e altri canali anteriori, con asana di apertura quali possono essere il Pesce, il Ponte, Fulmine Rovesciato, Chakrasana in piedi dinamica, la Posizione di allungamento anteriore o Tavolo, il Cammello ecc.

 Certamente in una visione totale le posizioni vanno opportunamente anche compensate.

 Ricercare poi quell' equilibrio che in questo periodo sentiamo così precario, con posizioni appunto di equilibrio come Ganapati, Il volo dell'angelo, L'albero, la Bilancia, la Montagna, la Talasana in punta di piedi, Laikini ecc.

  Anche le torsioni servono ad attivare l'energia, sempre nel rispetto delle nostre possibilità, senza aspettarsi o non ricercando la stessa energia di quella vissuta in estate.   Inoltre le torsioni, essendo una pratica molto particolare in assoluto ci mettono nella condizione di "vedere" i nostri limiti e di misurarci con le nostre ansie del "voler fare" e della pazienza e nel contempo permettono di esercitarsi ad uno stato di abbandono attivo dove si può andare a pescare nel nostro intimo, e proprio per queste caratteristiche risultano corrette per alleviare stati di ansia, stress, stati di tensioni o  nervosismo. Però nello stesso tempo sono da curare attentamente sia nell'aspetto tecnico che in quello del rapporto respiro corpo, altrimenti risulteranno semplicemente degli esercizi di semplice stretching.

Nel caso che si voglia andare in profondità nell'ascolto bisogna allungare i tempi di posa.

  Inoltre  è necessario curare la respirazione e sostenere l'energia di P, con pratiche di Pranayama, una per tutte l'Ujjiai, che va praticata spesso, anche durante la pratica,favorendo così lo scambio gassoso intracellulate degli alveoli polmonari.

  Per ultimo ma non per questo meno fondamentale ricordiamo la pratica della  Meditazione, la porta per accedere alla nostra interiorità rapportandoci con la nostra mente.

  Secondo le ricerche di Daniel Goleman ( pricologo - l'autore di L'intelligenza emotiva-) la meditazione aiuta a star bene con noi stessi e con gli altri,oltre a riequilibrare le energie dentro di noi.   

Il Vuoto o Spaziosità

 

Nessuno è pazzo e nessuno è saggio.

                                                   E' lo spazio, che ti rende sciocco o saggio.                                                                                                        Se hai spazio nella tua mente, allora diventi saggio,                                                                                                   e se non hai spazio nella tua mente,                                                        allora diventi "altrimenti".

 

Shri Brahamananda Sarasvati

( ha lasciato il corpo  nel 1993)

 

Il vuoto notoriamente ci fa paura, sia quello provocato dalle altezze, quando magari ci sporgiamo in fuori da un piano alto, sia quello interiore, quello stato che percepiamo dentro di noi quando appunto ci sentiamo "vuoti"            A noi interessa quello interiore, che tutti, più o meno abbiamo provato qualche volta.

Sembrerebbe essere uno stato molto fisico e infatti arriva anche a scuotere le "interiora", ma a veder bene è uno stato della mente, è una condizione della nostra mente in quel momento preciso.


               

                                              EVOLVERE IL CERVELLO – Il lobo frontale

 

    La scienza della biologia molecolare ha iniziato ad investigare il concetto che, dato un corretto segnale, i nostri geni sono egualmente mutabili, come anche le nostre cellule cerebrali.

E’ nel lobo frontale che noi andiamo oltre il comportamento programmato geneticamente nel nostro cervello.

  Infatti, nel lobo frontale abbiamo la capacità di “abbassare gli stimoli o di escluderli”, stimoli provenienti dal corpo e dall’ambiente esterno, così come perdere il concetto del tempo.

  I lobi frontali sono il luogo dove sono Io come essere senziente, penso, sogno, percepisco, focalizzo, concentro, e immagino. Si trova sopra la radice del naso. E’ dove nasce la consapevolezza.  Il libero arbitrio è la parola per descrivere il lobo frontale.

   Il lobo frontale riguarda l’espletamento delle funzioni psichiche superiori( intelligenza  psico-biologica)

E’ responsabile della coscienza, della volontà, propositi, scelte intenzionali e azioni che eseguiamo ogni giorno

  E’ formato da due lobi

Il dx è leggermente più grande di quello sinistro.

  Il lobo dx è più attivo durante le esperienze del non conosciuto

Quando l’esperienza diviene familiare subentra il lobo sinistro

  IL cervello processa circa 400 bilioni di info ogni secondo , delle quali solo 2000 a livello cosciente .

Di queste 2000 il cervello ne tiene conto consapevolmente se sono impulsi corporei dell’ambiente o del tempo.  Infatti il lobo frontale fa la selezione ci ciò che arriva alla coscienza.

 


                        Bisogna trovare il proprio sogno perché la strada diventi facile.                                                       Ma non esiste un sogno perpetuo.                                                                       Ogni sogno cede il posto ad un sogno nuovo.                                    E non bisogna trattenerne alcuno.

                                                                                   - Hermann Hesse

 

 ° Bisogna trovare, cioè cercare e credere in un proprio sogno. A volte il sogno (la motivazione, lo scopo, la visione o il compito) è innata, a volte va costruita dal dentro, nel rispetto della propria natura. Se si ha un sogno ogni cosa diviene realizzabile, la strada diventa facile, perché tutto il nostro essere è proiettato verso quel sogno, tutta l'energia è focalizzata verso quella cosa e la nostra anima è in sintonia con quel sogno.  

°  Non esiste un sogno perpetuo perché ogni cosa è impermanente, tutto è cangiante, da un pensiero  all'atomo ogni cosa nasce , raggiunge la sua espressione e poi termina il suo ciclo.  La sicurezza è nella consapevolezza del cambiamento e della trasformazione.

°  Ogni sogno cede il posto ad un sogno nuovo perché tutto si rinnova e si trasforma, come per le cellule del nostro corpo che dopo un determinato  di tempo si rinnovano completamente e questo per preservare e continuare il processo della vita.

°  E non bisogna trattenerne alcuno, perché così facendo interromperemmo il processo vitale e la vita non si potrà rinnovare. Nella consapevolezza del non attaccamento risiede il segreto della vita e del suo profondo rispetto  e dell'anelito di libertà che sottende. 


yoga TTC 2019 Tarquinia mare


2020

"....perché privarci dei sogni e delle illusioni se ci aiutano a star                                             bene ?

  Tempo fa un mio amico mi ha detto queste parole. 

Semplici , chiare e lapidarie ma...sotto si apre uno spazio infinito che diventa baratro.

Questa semplice affermazione è in netta antitesi con il concetto del "qui ed ora" yogico, il quale esprime tutta una dinamica di consapevolezza nell'attimo e nel luogo preciso, sottolineando come sia solamente il presente  il momento da valorizzare, vivendo così l'unico concetto della realtà.

   Che cosa è la realtà se ci si lascia vivere e cullare in una illusione o in un sogno che , solamente apparentemente ci aiuta a stra bene ?

E poi staremo veramente bene in questa illusione o sarà un fattore momentaneo che presto lascerà spazio ad una più ampia delusione e perciò al disagio che ne conseguirà ?

   E' questo è ciò che ci porta, prima o poi, il cullarci in una illusione: delusione, sconforto e un disagio velato con noi stessi.

   Dunque è unicamente vivendo il qui ed ora , la realtà del momento presente che ci potrà far maturare ed essere consapevoli del tempo che passa e che determina noi nel mondo, quel tempo misurato convenzionalmente che investe e attanaglia noi esseri umani.   Ma c'è un' altra qualità del tempo che è un divenire insondabile e veramente reale che solamente un animo allenato e forte può riuscire ad attraversare serenamente.

   E alla fine, quello che più interessa, al di là del tempo "strategico", utile per la vita sociale, è appunto il " tempo dell'anima",quel tempo soggettivo non relegato negli schemi che ci permette di entrare in contatto con il nostro profondo così da poter vedere noi rispetto alla realtà, dandoci un mezzo di conoscenza di noi stessi per vivere al meglio, interagendo con gli altri e accettandone le diversità. 

 

" Il passato è la storia

il futuro è un mistero

e il presente è un dono"

dobbiamo usare questo dono

e fare della nostra vita 

una vita di pace...

 

 Swami Chidanand Sara Swatiji


CONSIDERAZIONI 

 

L’integrazione può essere di due tipi: individuale e sociale, e l’una non esclude l’altro, anzi, le due modalità si devono necessariamente, appunto,  "integrare"-  

  

Prima dell’integrazione sociale c’è e ci deve essere il completamento individuale, o almeno un buon grado di esso. Solamente allora l’integrazione potrà agire sui vari livelli: individuale e sociale, altrimenti rimarrà una tendenza superficiale soggetta a cambiamenti e a improvvisazioni personali che non potranno portare ad un vero beneficio, né per noi né per la collettività.

 

Lo sviluppo integrativo interiore necessita di un lavoro non da poco, presuppone una chiarezza e una lucidità non scarsa, unite a una volontà applicativa considerevole di tecniche sia etiche sia d’indagine interiore (meditazione) che col tempo potranno portare ad una coscienza evoluta tale da non identificarsi più con il comune pensiero, anche se il confronto con la realtà rimarrà continuamente come un necessità importante.

 Realtà interiore connessa con quella esterna, in questo modo ci potrà essere una rinascita e una presa di consapevolezza precisa e chiara sul concetto della vita stessa.

  

Serve ferma volontà, abnegazione, ricerca della verità, sacrificio e non attaccamento alle proprie idee e infine un’ estrema pratica comportamentale avente come fine l’indiscutibile benessere dell’individuo proiettato nel sociale e, nello stesso tempo, prendendo atto del disagio in cui la società versa, attivarsi contro il vantaggio di un malessere e di una insufficienza arrogante del potere.

  

Il degrado che si riscontra è invadente, la crisi culturale va a minare le coscienze in profondità nel tessuto intimo  ma anche se lo sconforto è grande non bisogna cedere alla sua pressione.   E’ vero che a volte lo sgomento e una certa delusione  prendono spazio, ma, dopo aver riconosciuto questi stati, se abbiamo lavorato con serietà  e sappiamo mantenere una base di fiducia in noi, sapremo come  arginarli.

    Serve attenzione consapevole e amore per poter controbilanciare la spinta esterna, per portare avanti una linea di reintegrazione evolutiva.

 

Riconoscere e integrare la propria ombra, fare luce negli angoli più nascosti è fondamentale sulla strada dell’evoluzione spirituale e non ci sono  alternative, è l’unico modo per dare valore al fattore della “coerenza” ai fini dell’evoluzione, come afferma Ervin Laszlo.

 

 

               “ Non si diventa illuminati immaginando figure di luce.                                                                                   Ma rendendo cosciente oscurità                                                                                                                                   C.G. Jung

TRA TERRA E CIELO 2020

                                             TRA TERRA E CIELO    TRA TERRA E CIELO ... l'essere umano    TTC

                                            L’EQUILIBRIO  per lo  Yoga  -  TTC   2020                 (forma intera)                                                                                                                                                                              

 

Lo scopo dello yoga è quello di sviluppare la totalità dell’uomo, in che modo?

  Lo yoga non crede nella separazione tra lo spirito ( Purusha) e la Materia ( Prakriti) e dunque ogni manifestazione del mondo fenomenico è uno stato di coscienza attivato dalla forza vitale, dall’ energia del Prana che risiede in ogni cosa.

L’ego ci fa percepire separati gli uni dagli altri e dalle cose, ma così non è, è soltanto un artificio della mente per essere se stessa, per auto compiacersi.    

Lo yoga ci aiuta a riconoscere la natura egocentrica della mente e a riconoscere la realtà delle cose e dei fenomeni e a non aggrapparci a persone o cose in maniera non sana, a non cadere nei tranelli immaginari della mente. 

   Lo scopo è di cercare l’equilibrio in tutte le attività della vita, nel lavoro, nello sport, nell’ alimentazione e nei rapporti affettivi , nello studio e negli impegni. Infatti Hatha yoga è l’unione del sole Ha con la Luna Tha,  del maschile con il femminile, ricercando il punto mediano tra  le due forze, portandoci a lavorare su di noi al fine di raggiungere l’equilibrio di corpo e mente, vivendolo come esso è: un’Unità.

  Il corpo è pesante, materiale, ha reazioni lente, tende alla pigrizia e alla lentezza e ha bisogno del movimento per esprimersi e per non chiudersi; la mente è volatile, leggera, veloce, iperattiva, non materiale, è energia non densa, ha bisogno di fermarsi per trovare se stessa ed essere lucida.                                                Lo yoga è il connubio tra mente e corpo e insegna a integrare i due stati naturali dell’essere umano: il movimento e la stasi, l’azione e il riposo, stimolando il corpo e calmando la mente.                                                                                                                     In ultima analisi:  “ Yoga chitta vritti nirodha” – Lo yoga è la cessazione delle fluttuazioni della mente - si legge negli Yoga Sutra di Patanjali, quando la mente trova la sua quiete si realizza lo yoga.

  “Nessuno è pazzo e nessuno è saggio.    

                   E’ lo spazio che ti rende sciocco o saggio.. 

                                   Se hai spazio nella tua mente, allora diventi saggio,   

                                              e se non hai spazio nella tua mente, allora diventi altrimenti”                                                      

                                                                                -    Shri Brahmananda Saraswati  

 

     In pratica si tratta di un sentiero della “ giusta misura” come afferma Osho Raineesh, dove l’equilibrio diventa la “vera ascesi”, considerando come l’essere umano, per sua inclinazione, sia propenso facilmente ad andare verso gli estremi, pensando di trovare solamente lì l’appagamento che cerca,  rimanendo sempre in una dimensione illusoria.

  Dunque la ricerca dell’equilibrio, a cui tutti noi alla fine aspiriamo è  appunto il posizionarsi al centro, per poter valutare con saggezza la direzione verso cui procedere. Nel  primo canto della Bhagavad-gita il signore Krishna conduce Arjuna, l’erede usurpato del trono, al centro del campo di battaglia, tra i due eserciti, in questo modo il principe Arjuna vede se stesso come terzo polo e dunque  deve superare la dualità. 

  Nello stesso modo, nella nostra vita, nella “battaglia” che conduciamo nel mondo, dobbiamo renderci conto se siamo al centro o fuori di esso.  Dal centro si hanno due punti di vista: il proprio e quello altrui, e in questo modo possiamo tentare di allontanarci dal nostro punto di vista egocentrico per avere una visione più reale. Tutto l’insegnamento della Bhagavad-gita concerne il modo di trovare il centro e lo si può fare soltanto perdendo l’ego.

   Nel pensiero antico cinese, l’uomo è “il ponte tra il cielo e la terra”, è il collegamento tra l’energia in basso della terra e l’energia in alto del cielo, tra il polo negativo e il positivo, tra la materia e lo spirito e il suo compito/responsabilità, non poco gravoso , è quello di esprimere questa unificazione.

 

  Noi siamo sempre in continuo vacillare da un estremo a un altro delle situazioni, vediamo(= cerchiamo) sempre il bianco o il nero, difficilmente riusciamo a mantenerci nel mezzo.  Continuamente le tensioni quotidiane ci spingono da una parte, perdendo così di vista l’altro punto.

   Spesso non abbiamo coscienza che possa esistere o addirittura neghiamo un aspetto, che è sempre quello doloroso, quello che fa male, non riconoscendo che le cose cambiano continuamente e ad agire è solamente la nostra paura (anche se naturale) ad affrontare l’abbandono o la perdita.

 

L’equilibrio, al di là della paura e del desiderio           

  La paura di fallire. Il desiderio di riuscire. E noi perdiamo di vista il centro. Lasciarsi andare è abbandonarsi alla forza dell’Essere che ci prende nella mano e agisce per noi.                                                                                                                     Karlfried von Durckheim –maestro zen  tra occidente e oriente

 

 Quando rispondiamo ad uno stimolo con reattività perdiamo il centro, ci lasciamo andare al momento e non riusciamo più a discernere tra il vero e il falso, tra il giusto e l’ingiusto e diveniamo vittime di noi stessi, consumando inutilmente una grande energia. Questo succede perché ci attacchiamo al “risultato” e non vediamo che quello e pretendiamo che sia pieno, soddisfacente e piacevole. E come si fa a superare questo gradino?

Con l’essere concentrati sull’ azione e non su i suoi frutti. Nella Bhagavad Gita il”cocchiere” Krihna suggerisce ad Arjuna:      

Concentrati sulle tue azioni, non sui loro frutti. Il frutto delle tue azioni non sia mai il tuo movente e non lo sia nemmeno il tuo attaccamento all’ inazione. (v. 47 cap. II )

 

 

      “ Anche una vita felice non può esserci senza una certa misura di oscurità e la parola felicità perderebbe il suo significato se non fosse bilanciata dalla tristezza. E’ di gran lunga meglio prendere le cose come vengono, con pazienza ed equanimità”.                                                C.G. Jung

  Per la Natura il processo è scontato, essa segue le sue leggi, segue se stessa e la costante e immutabile evoluzione; al contrario di noi, essere umani che dalla Natura ci siamo allontanati  e per giunta la stiamo martoriando a nostro piacere.

 E come dice Karlfried Von Durckheim sempre nel suo libro: - Hara, il centro vitale dell’uomo secondo lo zen-  “ Quale essere vivente l’uomo non ha il proprio principio in se stesso. E’ alimentato, portato e tenuto in ordine dalla Grande Natura la cui legge agisce anche senza che egli se ne accorga e partecipi. E l’uomo entra in contraddizione con l’ordinamento della vita da cui in fondo trae sostegno quando nell’ atteggiamento del suo corpo uno spostamento inorganico del centro di gravità va a negare il suo centro vero e originario”.                                                                                                                   

        4° Chakra

  Lo yoga, privilegiando alla base l’ascolto di se stessi e degli altri e la ricerca di un benessere a tutto campo, il rispetto per ogni forma di vita, ci pone in quel ritmo in cui l’essere umano diventa un fattore di integrazione di valori legati ai ritmi naturali, non escludendo il vissuto delle emozioni.

Dunque la consapevolezza di se stessi è il punto fondamentale di partenza per andare verso la relazione (che sia l’altro o gli accadimenti della vita non fa differenza) non come noi vorremmo che sia, ma semplicemente nel modo che la relazione o l’altro si vanno esprimendo.  L’auto-osservazione dunque, continua e attenta in ogni situazione, in ogni momento della giornata, riflette la continuità tra il dentro e il fuori, in un gioco armonico che non crea separazione tra noi e il mondo bensì unione, comprensione e condivisione, sempre nel rispetto delle esigenze e delle peculiarità individuali, dando spazio ai bisogni e ai desideri di ognuno.

 

   L’osservazione intima ci permette di comprendere sempre e comunque i nostri limiti e quelli degli altri, della natura delle cose così come si presentano, senza dover necessariamente mostrare reattività (come per altro succede nella nostra cultura ) dove unicamente ci deve essere  solo accettazione e accoglienza.

  E in questo stato c’è un abbandono ma non passività, come qualcuno facilmente può confondere,che porta espressione dell’essere e della sua piena realtà, con appagamento e gioia.   In questo modo c’è creatività e unione delle due polarità e l’individuo torna in-diviso. 

In altri termini è la “coerenza” di cui parla  Ervin  Laszlo, filosofo della scienza,  “quel fattore che se è presente porta energia al processo evolutivo, mentre se è mancante lo indebolisce e, in campo salutistico favorisce l’insorgere della malattia”.e ancora è  “l’equilibrio” che esprime lo yoga con lo stare al “centro” e nel “centro” per poter meglio valutare e interagire con noi stessi e con il mondo.

     Con lo yoga noi ci poniamo in equilibrio al centro, nella MenteCuore, dove è collocato, secondo la fisiologia energetica sottile indiana il 4° CHAKRA che assurge ad ago della bilancia tra le funzioni inferiori e quelle superiori, tra i chakra bassi e quelli alti.  Lo stare al centro esprime l’equilibrio emozionale intelligente che sa tanto dare quanto ricevere, riconoscendo negli altri la scintilla del divino.

 

 

Nella Bhagavad Gita si legge:

 

 “ Lo yoga non  potrà essere raggiunto:     

  né da colui che mangia  troppo 

né da colui che si astiene dal cibo 

né da colui che dorme troppo       

né da colui che troppo veglia.                                                                                                                                     Raggiungerà lo yoga colui     

  che mangia e beve come si conviene,     

        i cui atti sono regolati dalla ragione                                                                                                                                                 e che sa equilibrare il sonno e la veglia”.

 

                  E parlando di equilibrio e armonia:

 

 

                                  “ E’ così piacevole esplorare natura           

                                     e se stessi allo stesso modo,    

                                     senza arrecare violenza né ad essa né al proprio spirito,         

                                     portando entrambi, insieme,   

                                     in equilibrio, in delicata armonia”.               

                                                                                                                 Goethe

Presentazione nuovo corso di yoga integrale  Giovedi 1 e Martedi 6 Ottobre    2020            a Civitavecchia e Cerveteri


                                                      " Eppure gli uomini vanno ad ammirare le vette dei monti,                                                                                                                                le  onde enormi del mare, le correnti amplissime dei fiumi,                                                                                                                             la circonferenza dell'oceano, le orbite degli astri,                                                                                                                                                mentre trascurano se stessi"

                                                                                                                                   Sant'Agostino

Sulla conoscenza di se

     

  Il processo di conoscenza porta all’ evoluzione,  non sempre scontata, ma comunque se accade ha sempre un andamento centrifugo, ossia procede dal nostro centro e si va ad allargare verso l’esterno.   Dall’ interno verso il fuori,  dall’ intimo al pubblico.    Solamente così si può parlare di apertura della coscienza, solamente così si può andare verso quella unione che tutte le scienze esoteriche ricercano. 

  E’ un effetto a spirale, innegabilmente verso l’alto e verso l’altro.

E’ fondamentale un sentimento di apertura verso il sociale: non si può restare indifferenti a ciò che succede intorno a noi.  Dato che nulla si crea ma tutto si trasforma,  l’energia che portiamo verso il fuori ci tornerà indietro aumentata   e ci renderà più consapevoli e più ricchi.

 

  Secondo la filosofia yoga tutto nell’ universo tende all’ unità, ed anche l’essere umano tende all’ Uno. La dualità va superata per poter finalmente vedere la realtà delle cose, e il mezzo è la conoscenza e l’apertura del cuore attraverso l’amore.

 

  Ma tutto questo ha un aspetto anche doloroso, laddove c’è chiarezza e chiara visione c’è anche empatia nell’ altrui sofferenza ( e verso la propria)  E’ come sollevare un velo e scorgere i particolari che prima non si vedevano ed ora si rivelano per quello che sono: bruttezze che ognuno cerca, nel proprio intimo di nascondere, pulsioni negative derivate da altra sofferenza…è la realtà.

  Questo è il Velo di Maya, dell’ignoranza, un processo di autoinganno sui principi di realtà dei fenomeni interiori, è il non riconoscere le nostre zona d’ombra, e dunque  è il non conoscere se stessi che non ci fa mettere a fuoco l’esatta dimensione del reale;  ma solamente con questo atto, sollevando il velo, che possiamo stare nel presente e prendere atto di quello che è.

  Solamente integrando la propria e successivamente l’altrui sofferenza, prendendone atto e condividendone “il gesto” si può aspirare a modificare il pensiero in modo radicale e avere così il potere per cambiare.  

 

La trasformazione è sempre e solamente interiore, poi successivamente e inevitabilmente potrà divenire sociale, se le condizioni lo permetteranno, cioè se lo sviluppo etico e psicologico di un gruppo, sempre più ampio, sarà maturo e se il potere (politico/finanziario) non lo ostacolerà.

E’ necessario “ il gesto”, un gesto consapevole, sia fisico che mentale per tornare a liberarci dai legacci degli schemi mentali per usare in modo diverso e nuovo, fresco e immediato il nostro intero essere ed entrare , senza limiti di spazio e tempo, nella libertà.  Libertà di essere se stessi, senza condizionamenti né schemi prefissati.

   Ognuno di noi spesso costruisce corazze e alza muri per difendersi dall’ esterno, chi in modo tenue e sottile chi in modo più manifesto come per i tatuaggi, incisioni sulla pelle che comunicano con l’anima e, oltre ad essere una violenza al proprio corpo, formano un distinguo permanente, danno una sicurezza di appartenenza, un confine che  difende e  protegge, che non permette di far entrare ciò che non vogliamo, ma nello stesso tempo non dà la possibilità alle emozioni di uscire dai condizionamenti e di essere libere di comunicare.

 

   In definitiva le emozioni  devono essere educate e gestite per un corretto rapporto interpersonale.  Arrivare così a vivere l’esperienza diretta del presente: di ciò che è.   In questo modo potremo esorcizzare la paura, il nostro più grande rivale.

  Serve mettere in gioco le nostre sicurezze, esteriori ma soprattutto interiori, quelle che non ci fanno apprezzare e capire i nostri rapporti con gli altri, con le cose, con tutto quello che ci circonda, anche con la natura.  Forse è proprio da qui che si può partire per poi continuare sulla strada.  Se non si supera questa barriera, una volta anticamente  abbastanza riconosciuta e accettata, non si riuscirà a maturare quello che potremmo realizzare come essere umani.

 

  Abbiamo rimosso questo concetto interiore per un riconoscimento sociale molto esteriore ed effimero,  alla fine ne abbiamo noi stessi la prova, restando frustrati, ansiosi, non soddisfatti, colmi di un malessere che lungi da guarirsi da solo, non avrà mai uno sbocco naturale.  La catarsi non avverrà indolore né sarà scontata, dovrà essere guadagnata in toto.  E questo richiede presa di coscienza, operatività, condivisione e il sapersi confrontare, e la rinuncia  è dietro l’angolo.

 

  Bisogna riacquistare fiducia in noi stessi, senza delegare al passato o al futuro ( o ad altri) la nostra sicurezza, tornare a prenderci responsabilità dei nostri gesti, e questo avviene con il coraggio e un training operativo intimo.   La solitudine porta all’ ascolto e il silenzio è una ricchezza oramai merce rara, rapiti e condizionati da pensieri ricorrenti e devianti che ci sconvolgono e che seguono leggi e sistemi oltre da noi che neanche capiamo ma, ai quali,  siamo disposti a sottometterci, in nome di chi sa che cosa.

  Il risultato si può testimoniare in ogni momento e in ogni situazione. Forse  dobbiamo precipitare ancora più in basso per verificare e prendere atto di quello che sta succedendo. Però qualcosa si sta muovendo, le coscienze non sono completamente annullate, sono solamente addormentate, necessita uno scossone che risvegli e faccia aprire gli occhi.

  Abbiamo ricusato la  qualità divina in noi, delegando ad altri o ad un sistema il potere di gestione delle nostre coscienze. Serve un impegno per annullare le ombre minacciose e rischiarare con  luce nuova   la vera realtà. La trasformazione è in atto, la società è mutata m ancora dovrà cambiare, sotto la spinta di ognuno di noi, altrimenti la Vita resterà offesa.

 

 

 

 

        Recita la Bhagavad Gita:

 

  Così come un fuoco acceso riduce in cenere ogni legno, il fuoco della conoscenza di se riduce in cenere ogni azione.

Perché su questa terra nulla può renderci più puri della conoscenza. Colui che vive in armonia con se stesso trova la verità nel proprio cuore.”

 

                                                                                                                                           B.G.      Canto   IV  versi 37-38


                                                       Considerazioni sul momento presente       

 

  Vorrei fare alcune considerazioni sul momento che stiamo vivendo, tralasciando però le possibili polemiche che potrebbero esserci circa l’operato di chi gestisce la situazione della pandemia e vado invece ad una lettura più intima e vicina a noi.  Sembra che il tema apparentemente non riguardi lo yoga, ma così non è.                                                                       Stiamo vivendo un periodo molto forte e critico che Mina Le nostre certezze e le nostre convinzioni   È un periodo di caos Sociale ma ancor più di confusione psicologica e di paura che ne deriva, tanto più che quello da cui dobbiamo difenderci  Non è  visibile ne materialmente riferibile.    Il Suo potere destabilizzante fa si che Ci sentiamo indifesi,  non potendolo bene identificare , oltretutto veniamo   da un lungo periodo Sociale ,. Almeno in Europa,   particolarmente felice e privo di grandi problematiche e oltre a questo si aggiunge il degrado della classe politica e di quella dirigenziale  che ha portato ad un decadimento dei valori della società ,  nel  tessuto sociale e nei  rapporti personali .   

   

 Si perché    l’essere umano si sta lasciando andare manifestando Le sue peggiori debolezze .  (Del  resto, secondo la cosmologia dei Veda siamo attualmente nel Kali Yuga,  l’ultima delle quattro ere, la più nefasta e oscura , con conflitti e una vasta ignoranza spirituale, però secondo alcuni come René  Guenon, filosofo e esoterista francese del ‘900  la fanno terminare in questi nostri anni (per fortuna  !) e  mi auguro che sia così  e  in effetti ,   a fronte di grandi nefandezze nel mondo sembra di vedere un ‘ apertura nelle coscienze che mai prima di ora si era verificata nella storia)

 

     Ecco tutta questa crisi ci mette di fronte a noi stessi, alle nostre responsabilità ai nostri limiti  e  ai nostri più intimi intenti.   Ci accorgiamo sempre di più delle difficoltà nei rapporti   e del dolore nostro e degli altri .  Ci accorgiamo che non abbiamo più un riferimento esterno legato alla società e che non possiamo averlo, e torniamo al concetto di dover tornare dentro di noi a cercare   quel valore  che troppo spesso  rivolgiamo all’esterno , cioè dobbiamo tornare in noi..                          Dunque Questa situazione ha diversi aspetti :  - il primo che   dobbiamo avere Il noi appunto ciò che spesso cerchiamo fuori; -  Il secondo Che siamo tutti interconnessi , gli uni con gli altri ed anche con tutti gli esseri viventi : animali,  le piante ed anche la madre terra e che serve un nuovo concetto di RISPETTO ;  - il terzo Dipendente dal secondo Che dobbiamo collaborare al meglio con gli altri tutti che si conoscano o meno non ha importanza .  Dobbiamo avere cura di noi stessi  come anche degli altri. cercando di interagire anche al di fuori della propria cerchia familiare.

   Questa crisi,  queste difficoltà ci devono spingere    ad essere migliori,  cercando  di lavorare su di noi e di non allontanarci dagli altri, nonostante le norme sulla distanza,  bensì di favorire un certo contatto , sempre mantenendo la sicurezza, anche fuori dall’ambito familiare , perché stiamo scivolando inesorabilmente verso un individualismo sempre più marcato che non fa altro che alimentare la paura e aumentare la distanza tra noi e gli altri.   Il disagio che ne deriva, ha  effetti pericolosi per la nostra salute fisica e mentale.   Le conseguenze  già si vedono ma saranno ancora più devastanti in futuro.                                                                                    

   E l’ultimo     che dobbiamo     fare i conti con la paura della morte,  la più grande e profonda delle nostre emozioni ,cercando di renderci consapevoli e modificare le nostre vite e come diceva  Battiato già tanti anni fa, nel 1983 – “Mi innervosiscono    i semafori e gli stop  e la sera ritorno con malesseri speciali,  non servono tranquillanti o terapie,  ci vuole un’altra vita “ .   Dunque  non c è nulla contro cui combattere, come qualcuno afferma,  non c è un nemico là fuori da sconfiggere, il vero nemico è già dentro di noi ( è il lupo cattivo della fiaba indiana dei due lupi) è quello che dobbiamo vedere e addomesticare  e in qualche modo farci pace non alimentandone l’energia.   Per fare ciò bisogna modificare  i paradigmi degli schemi mentali e questo è lo yoga: un investimento per il nostro futuro.     Se siamo più consapevoli di noi stessi e   più padroni del nostro operare, saremo più attenti verso gli altri e verso la realtà delle cose e potremo rapportarci con quello che succede in modo equilibrato e intelligente, e riconoscere il pericolo per quello che è, cercando di gestire la paura, senza farci prendere da ansie  indotte o  terrori  impropri .

 

 

 

“ La pratica dello yoga allevia l’infelicità e conduce al samadhi”                                                                              .                                                                 verso 2, capitolo  II, Yoga Sutra di Patanjali

Meditazione sul cuore per la sua apertura e contro la paura

inserito nella  lezione n° 6 Registrata della nuova serie 2020

RESPIRO DEL CUORE


I cicli yoga

n° 1  -  Ciclo Muscolare

    "Elasticità nel corpo e nella mente"

 

 Il Sistema Muscolare è caratterizzato da un grande numero di muscoli (circa 300) con diverse specificità e diverse funzioni.  Il sistema è’ caratterizzato da grande elasticità insieme ad una estrema sensibilità che lo fanno particolarmente funzionale per svolgere il suo compito che è in particolar modo quello di mobilizzare il sistema scheletrico.

   

   Il ciclo Muscolare è studiato per sciogliere i muscoli e le giunture, rimuovendo il sangue stagnante dalle diverse parti del corpo, donando una muscolatura lunga e tonica, in armonia con la flessibilità delle articolazioni. 

  Inoltre vengono rimossi i blocchi energetici, cioè i depositi di energia vitale che invece di scorrere liberamente rimangono bloccati in alcuni punti ben precisi, quali le articolazioni o anche precisi muscoli, provocando rigidità e infiammazioni, che possono declinare verso i reumatismi e tensioni muscolari croniche con ridotte elasticità del muscolo stesso.    Le zone più soggette a questi blocchi sono i muscoli delle spalle (trapezio) del collo e delle gambe, oltre alle problematiche dei muscoli profondi della colonna.                                                                                            Questo succede perché il muscolo perde la sua caratteristica elasticità a causa di uno stato di contrattura prolungata nel tempo, dovuta a diverse cause: da quella di un cattivo utilizzo del muscolo stesso  a stati mentali negativi o anche occasionalmente da condizioni climatiche estreme che mettono in crisi alcune tipologie di muscoli. In questo stato di contrattura anomala prolungata avviene una dispersione intensa di energia nervosa a carico del sistema nervoso simpatico che così rimane costantemente eccitato, instaurando un sovraccarico d’energia in quella specifica zona, provocando congestioni e conseguentemente possibilità di “strappi” del muscolo stesso.                                                                               

    Inoltre questa tensione costante di energia nervosa consuma le riserve energetiche, non essendo controbilanciata dal sistema nervoso parasimpatico, nel senso che se è attivo l’uno non può essere attivo l’altro, e questo fa si che tutto il sistema rimane  sempre sovraeccitato.  Da qui l’importanza di pratiche di rilassamento, con effetto sedativo e calmante, per ristabilire l’equilibrio energetico.

    Il Ciclo Muscolare stimola il flusso linfatico e favorisce l’eliminazione dell’acido lattico e delle scorie di scarto  prodotte da un eccesso di attività fisica o anche da uno stato di eccitazione emozionale.

 

    Nelle attività posturali importante è iniziare dallo stato di tono normale del muscolo inattivo.                                             

   Se le pose sono tenute senza sforzo, non si creano tensioni emotive, altra cosa se invece i muscoli sono contratti e portati oltre il loro limite, in questo caso si ha aumento dell’attività simpatica con affaticamento muscolate e tremori, oltre a stati di disagio e di irritazione, in pratica non ci rilassiamo e non realizzeremo la postura.

   Oltre a tutto ciò il Ciclo Muscolare ci pone davanti ai nostri limiti fisici personali, ma non solo,  dato che il corpo è la manifestazione della mente, anche con i nostri limiti mentali.                                                                                  Dunque è importante riconoscere e vedere questi limiti e lavorarci con attenzione e delicatezza.

Se gli asana sono praticati con il giusto rilassamento muscolare o con sforzi ridotti, senza tensioni eccessive, si realizza una calma mentale con assenza di pensieri, a tutto beneficio della mente.

 

  

“Nessuno è pazzo e nessuno è saggio. E’ lo spazio che ti rende sciocco o saggio. Se hai spazio nella tua mente, allora diventi saggio, e se non hai spazio nella tua mente, allora diventi -altrimenti”                                                                 .                                                          Shi Brahmananda Sasasvati (1993)

  n° 3 - Ciclo Purificante

 

  "Torsioni , espressioni del cambiamento"

 

    Nello yoga il movimento delle rotazioni/torsioni assume un’importanza primaria, mentre invece è quasi assente o non è particolarmente considerato nelle  altre   attività fisiche classiche

  Però è bene   specificare la differenza che c’è tra rotazione e torsione,  la prima è il movimento di un corpo che gira intorno all’asse passante per il baricentro, la torsione invece è la deformazione di un corpo solido attorno a un asse  nella quale le  fibre, inizialmente parallele, diventano elicoidali.  In pratica le torsioni, il cui nome viene da “torso”  la parte centrale del corpo,  riguardano principalmente le rotazione della colonna.

  La nostra struttura  corporea è una mirabile sommatoria di processi evolutivi  psicofisici.  Il corpo mente è ben più unito di quello che comunemente   possiamo pensare noi occidentali. Ben altro concetto  è nel mondo orientale dove veramente il corpo  non è considerato disgiunto dalla mente.

Si può dire alla fine  che il corpo è il risultato  del lavoro della mente. Considerando come mente  sia l’aspetto cosciente sia quello inconscio: il processo cognitivo ma anche e soprattutto quello che non appare in superficie ma che pone estreme condizioni nel vissuto quotidiano, cioè le pulsioni psichiche con i suoi desideri, le aspettative, le paure, gli istinti e le emozioni.

. A livello simbolico le rotazioni assumono l’espressione sia di un cambiamento di orientamento della  coscienza  sia anche mentale o di un voltarsi verso qualcosa o qualcuno che poco prima non era  nel campo visivo.

   In definitiva l’estrema impossibilità a ruotare può essere indizio di una mente rigida e schematica.

 

 A livello fisico il movimento della rotazioni torsioni produce una eliminazione delle tossine  depositate  nei tessuti e dunque insieme ad una aumentata   vascolarizzazione si produce una notevole processo di pulizia e dunque di purificazione,  è un pò come quando strizziamo lo straccio bagnato dopo aver lavato in terra e  facciamo uscire l’acqua sporca. Da considerare poi il lavoro a cui vengono sottoposti gli organi interni nella zona, che in un primo momento sono compressi per poi essere rilasciati , con evidenti effetti benefici decongestionanti.

Però sono fondamentali tre indicazioni che bisogna rispettare per eseguire correttamente le torsioni,  il primo è mantenere l’allungamento della colonna vertebrale,  il secondo mantenere l’asse  della colonna in linea, anche con il capo e il terzo stare nel respiro, ovvero stare nell’ ’ispiro oppure nell’espiro   secondo le modalità che si applicano o la finalità che si vuole raggiungere.

In ultimo c è da dire come la rotazione ha la sua massima espressione dinamica nello sviluppo della spirale, perche quando si esegue   una rotazione con distanziamento delle estremità, come appunto nella torsione seduta – Matsyendrasana- siamo   esprimendo il movimento della spirale.

 

 


Gli elementi sono in equilibrio se noi ci adoperiamo affinché lo siano, e per questo serve il "tapas", il terzo degli Nijama:  il calore, ma anche passione o lo sforzo che si mette in gioco per arrivare all'equilibrio, ed è anche il "calore" dell'ascesi.

Riflessioni sulla polarità

A prima vista potrebbe sembrare fuori luogo parlare di yoga in un momento come questo, così tragico e minaccioso per l essere umano, per la sua vita su questo pianeta, ma così non è : la Bagavad Gita ne è l esempio.  Quale esempio migliore dei dubbi dell' arciere Arjuna in procinto di sferrare l attacco contro il nemico esterno ma anche contro  i propri nemici interiori ?
Come si può evincere da questo racconto epico,  i tempi e la psiche umana non sono poi così tanto diversi oggi da ieri, nonostante ci possiamo sentire diversi e a volte più evoluti ( ignoranza dello yoga)
Le problematiche esterne come quelle interne sono praticamente rimaste le stesse dalla notte dei tempi.
I dubbi interiori che condizionano il comportamento esteriore del nostro eroe principe spodestato, sono a ben vedere i nostri di oggi.
Cambiano i tempi, cambia la morale, cambiano i costumi , cambia lo scenario ma l'essenza rimane fondamentalmente la stessa.
La ribellione rispetto ad un sopruso subìto, il dolore verso la sofferenza di persone care, i dubbi sulle  decisioni da prendere in alcuni casi, lo sconforto nell'animo nel sentirsi impotente di fronte a questioni di vita o di morte, l obbligo di dover decidere per altri, oltre che per se stessi,  l attaccamento (identificazione) ...portano il principe Arjuna ad una moltitudine di domande che rivolge al suo fido cocchiere, che altri non è che il dio Shiva sotto mentite spoglie.
E Tutta la Gita , da quel momento, si apre a queste rivelazioni dispiegando il tessuto dello yoga, palesando  tecniche e  modalità dello stesso.

                                                           

   Siamo immersi nella dualità,  ma non è il mondo ad essere polare, ma la nostra coscienza, quella attraverso la quale facciamo esperienza del mondo, pertanto  l ‘unità non riusciamo a percepirla  se non in particolari condizioni , con determinate tecniche di meditazione o con particolari esercizi.

  Da qui la necessità di poter ampliare la nostra coscienza,  con un lavoro attento e costante nel tempo,  di cui il terzo occhio ne è l’essenza e la sua espressione .

   Lo yoga chiama questo fenomeno ( il fatto di non vedere la realtà delle cose)  : “ il velo di Maya”, ovvero l’ignoranza, che non fa vedere la vera realtà.

Maya è anche , in altri termini,   la polarità stessa, appunto quell’atto che ci lega al conflitto materiale.                                         Solamente aprendo la coscienza, il terzo occhio, si può “svelare la verità”.

In altre parole trascendere  la dualità . lo yoga è questo.

O come ricorda Franco Battiato : cercare l’uno al di sopra  del Bene e del Male

                                                       

 --Nello specifico si deve fermare il movimento, l'azione e restare in contatto con il respiro ad osservare il flusso continuo della mente che incessantemente produce pensieri ed immagini.  Con il tempo si potrà arrivare a veder nascere un pensiero e a vederlo scomparire, a quel punto staremo in presenza di uno spaziotempo vuoto, un intervallo, molto breve all'inizio,  che è l'espressione dell'infinito e il collegamento con il nostro Sé.--                                              

 

                                                

Parliamo di interiorità

 

Già tanti anni fa Eric From parlava nel suo famoso libro “ Avere o Essere?” di quello che  poi è divenuto, purtroppo, il tema attuale  dell’essere umano: puntare sull’avere e sul profitto, sulla speculazione e sulla forma esteriore e non sui valori interiori e del resto la pandemia, che poteva modificare il paradigma mentale verso un pensiero più sano, non ha prodotto  quello che alcuni profetizzavano, o almeno non nel tessuto  strutturale sociale, restando limitato  a singole persone.                                                                                                       

Così è attualmente oggi, nonostante tante belle parole e tanti progetti.

Il tema rimane da sempre lo stesso: educare la coscienza.      

   Un grande induista  I. K. Taimmi delinea alcuni concetti in seguito a dei dubbi che a volge si sollevano nei “riguardi dell’ideale  yoga di liberazione” quando si affermerebbe  che il “distacco”  toglierebbe sapore alle esperienze (anche se a me piace usare, seguendo il pensiero buddhista  o anche di Osho, il termine  -non attaccamento-   credo più appropriato e più esplicativo della dinamica sottesa.       

 Perché nel pensiero comune viene spesso  identificato il famoso distacco dello yoga come non partecipazione oppure come disinteresse o addirittura, in alcuni casi  come comportamento egoistico… e la vita sembrerebbe  quasi perdere di colore …niente di più errato !                                                                                                                                         

Taimmi  afferma nel suo commento agli Yoga sutra di Patanjali, “La scienza dello yoga” al  v. 36 libro III,     “ E’ la risposta  dall’interno , la fonte della gioia, il Sé, la cui natura è in se stessa beata,  a produrre i deboli riverberi che avvertiamo appunto come gioia e piacere nella vita ordinaria.  Abbandonando le gioie ed i piaceri della vita  inferiore stiamo semplicemente abbandonando il metodo indiretto, debole e incerto per ottenere beatitudine, sostituendolo col metodo diretto. Cessiamo di aggrapparci alle ombre per poter cogliere la sostanza del Sé .  Anziché cercare vanamente di ottenere la beatitudine, diveniamo la beatitudine in se stessa.”

E’ un po’ la differenza che passa tra immaginare e visualizzare un’ azione o un oggetto.   L’Immaginazione è un processo mentale, una rappresentazione che parte da una realtà obiettiva e può essere artistica (per es. in campo artistico o poetico quando l’autore trasforma un’impressione o una emozione in un componimento poetico o in un quadro o altro)   oppure  logica, quando elaboriamo un progetto o immaginiamo  la soluzione ad un problema che ci assilla oppure possiamo arrivare ad elaborare un’invenzione.   Tutto questo è opera del cervello razionale , analitico cioè l’emisfero di sinistra ed è una funzione importante della mente.     

  A questo riguardo c è un sutra dedicato appunto all’ immaginazione che dice: “ L’immaginazione è priva di sostanza  reale in quanto si fonda su fantasie  mentali”:  v. 9 – libro I – Yoga sutra -  Patanjali

La visualizzazione creativa non è un processo,  è un atto che avviene usando chiaramente sempre il cervello ma non in forma diretta,  essa  è legata al nostro secondo cervello,   più esattamente all’intestino e in senso più ampio alla zona del bacino. E  l’emisfero interessato è il destro , quello intuitivo e creativo.           

Dunque capite le differenze tra immaginare e visualizzare ?                                                                                      E’ la differenza che passa tra fare un’esperienza o essere l’esperienza stessa, in questo caso il “colore” aumenta , è pieno e totale.  In altre parole  tra il vedere una  azione cruenta o un cadavere  in televisione o essere dentro l’azione stessa.          Le percezioni emotive sono totalmente diverse.

 

             Diceva Swami Satchidananda:” La felicità non viene da fuori di te”.

 

Tornando a Taimmi , tutto questo si realizza nell’ideale di yoga quando si parla di liberazione.  Quando entriamo in un asana o in una figura  e restiamo immobili, in meditazione  con la nostra interiorità , possiamo toccare quel senso di infinito che è in noi e che ci rende unici e uniti al tutto, vuol dire andare alla fonte, è come dissetarsi direttamente alla sorgente di un ruscello  o bere lungo il suo corso.  Spesso ci accontentiamo e non abbiamo la voglia o la forza di entrare in profondità.                                                                                                                                                   

Tutto questo fa parte della ricerca della verità oltre ogni apparenza, attraverso le “strategie” o le “intenzioni” come le chiama il maestro Antonio Nuzzo:  Yama (pratiche esterne) e   Niyama  (interne).  

Yama:

Ahimsa, non violenza- Satya, la verità – Asteya, non appropriarsi delle cose non proprie ( oggetti ma anche idee e pensieri) – Brahmanacharya, la continenza – Aparigraha, la non avidità.

 E poi  – Niyama:                                                                                                                                                                                               Sauca – la purezza, la pulizia del pensiero, delle intenzioni.                                                                                                                   Santosa – l’appagamento, il contrario della frustrazione   ,  la pacificazione e  quiete interiore.                                                      Tapas – la fede, la passione,  il fuoco ardente dell’Amore per il sacro, per la Vita (Divino)  Ricordiamoci  il significato insito nel Namastè.                                                                                                                                                                                                  Svadhyaya – lo studio di sé e del Sé, in chiave non psicologica ma logico  esperienziale.                                                       Isvara pranidhana – la resa, l’abbandono fiducioso al Divino, l’abbandono alla volontà suprema che è anche una forma di ascesi ( ma anche abbandonarsi alla nostra interiorità nel momento in cui la riconosciamo).  In parte,  è  l’abbandono verso noi stessi ,che possiamo sperimentare quando pratichiamo il rilassamento.                                                                                                                                                                                                                                                                             bf22


                                  (1) I 6 passi del Pensiero Evolutivo

                  

1   Prendere coscienza che ogni cosa sulla Terra, visibile e invisibile è di natura spirituale è la                                                                                                                                              BASE                     

ATTRAVERSO  Allineamento/Spaziale- Consapevolezza del Gesto e il Radicamento sacro alla Terra                                                                                                                                               --- 1° Chakra - Muladhara - colore  giallo

---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------                                                       2   Avere Fede, Sognare ed essere Arte è                                                                                                                                                            VITALE            

ATTRAVERSO   Sacralizzare il Gesto usando il Respiro, la Gentilezza e l'energia della forza Vitale.

                                                                                  --- 2° Chakra - Svadhisthana - colore arancione

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3   Saper usare gli strumenti di ricerca: il Corpo Mente è                      .                                                                                                                                                                                                              STRATEGICO                                                       

   ATTRAVERSO:  il Movimento Consapevole, gli asana e la trasmutazione delle emozioni nel Cerchio ideale usando il respiro e l'energia di trasformazione del nostro Centro.                                                                                                                                                                                                                              ---3° Chakra - Manipura - colore rosso

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 4 –  Considerare che noi siamo fatti della stessa sostanza delle stelle, percepire che tutto è collegato e Noi siamo uniti gli uni agli altri - Entanglement - e riconoscere il Divino in noi e negli altri è                                                                                                                                                                                                                  FONDAMENTALE                                                                ATTRAVERSO:  L’apertura e la Consapevolezza  del Cuore                                                                                                                                                                                                               ---4° Chakra - Anahata - colore verde

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5   Essere coscienti di sé è :                                                                                                                                                                                                                                                                               ESSENZIALE                                                  ATTRAVERSO :  la Meditazione, le letture dei Maestri, la Retta Comunicazione per disperdere l'energie negativa. 

                                                     --- 5° Chakra - Vishuddha - colore azzurro turchese

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6   Ma essere nell’Amore non ha….                                   

                                                                                                    EGUALI …. perché se noi  “mettiamo in circolo” l’amore, l'amore  ritorna, perché tutto nell’Universo è regolato dal principio circolare e dietro ogni apparenza esterna, il potere motivante dell'Universo è l'AMORE   

  ATTRAVERSO:  il Dare,  la condivisione, il superamento della dualità con l’apertura dell’occhio di Shiva 

                                                                   ---6° chakra - Ajna - colore viola

 

                                                                                                 FINE LIVELLO UMANO

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  7 -  Pura Coscienza: A questo livello la conoscenza  è totale e non si è più legati al fisico e alla materia e ci si connette con la Coscienza  e con l' Amore Universale . Unione con il tutto, Yoga, Enstasi , Satcitananda.                                                             .                                                                                    .                         ---  7° Chakra     luce bianca

 


                                                                          Il labirinto etrusco delle erbe officinali a Furbara -Cerveteri                                                                                                                                                             a cura del gruppo "The sound of the Earth"

Il Labirinto etrusco


I 3 PASSI iniziali nello Yoga


 

Articoli per la scuola Framens

 

1 •  Il benessere e lo yoga

 

    La salute s’identifica oggi, oltre che come assenza di malattia, con quello stato di ben-essere che percepiamo a livello personale.

Dunque è uno stato di appagamento che coinvolge per intero l’individuo. E’ uno stato interiore che investe la persona nei suoi vari aspetti fisico, mentale ed emozionale.   

 Quando riusciamo a sentirci “uniti” e in armonia con noi stessi e con gli altri, al di là di ogni possibile limite personale, ci sentiamo “bene” e possiamo riuscire così a esprimere al meglio le nostre capacità, e questo stato si raggiunge non tanto  con un intervento dall’esterno, quanto con un certo lavoro interiore.

Perciò cercare questa “unione” è l’essenza propria dello Yoga, è il suo carattere precipuo ed anche il suo frutto.  Il fondamento dello yoga si basa sul concetto di quella energia che permea tutto l’universo e che si manifesta anche a livello umano, e il suo scopo è appunto quello di riequilibrare l’energia presente in noi e, fatto importante, di non lavorare in particolare sui sintomi, ma di intervenire in profondità. 

La meta del benessere non è illusoria se è vero che rispettando la Vita,  praticando alcune tecniche e seguendo una disciplina si può assurgere ad una guarigione del profondo che oltrepassi i limiti impostaci dalla materia e dal tempo

 

 Dunque la salute o ancor meglio il benessere è uno stato evolutivo che nasce dal “dentro”, dalla parte più intima di noi stessi e si propaga nel “fuori”, esprimendosi in tutte le componenti dell’essere umano: corpo, mente e spirito, manifestandosi poi nel  sociale e  riportando l’uomo alla sua vera identità quale essere individuo/indiviso. 

                                                                                                                                             articolo per Framens

                                                                                                        2 - Pace quando ?

 

 Giorni or sono mi sono imbattuto in un cartello di un gruppetto di testimoni di Geova, come capita sovente nelle nostre città.  Il cartello recitava: PACE QUANDO ?

Al di là di ogni interpretazione religiosa, mi è venuta spontanea una risposta.

 

"Pace quando? " Qualcuno si chiede e la risposta è semplice, anche banale se vogliamo, se siamo però su di un certo cammino interiore, altrimenti la risposta è sempre giustificata nei comportamenti dell' altro.
La risposta è:   "Quando si fa pace...ma con chi !? 

                                                                      Semplice, con se stessi ! "

  Il nostro approccio a questo tema , a questo desiderio che è poi di tutti, perché nessuno  razionalmente desidera la guerra, non è il cercare fuori quello che semplicemente è dentro di noi
Solamente se elaboriamo , se indaghiamo dentro di noi , se cerchiamo di  aprire la nostra coscienza potremo trovare la pace che cerchiamo fuori.            

Dunque l istanza è ESSERE, è vivere in quello stato che noi tutti del resto vogliamo  .
  Da qui si deve ripartire. 

 Prima serve consapevolizzare che non godiamo della pace dentro di noi, che non la viviamo nel profondo, che il nostro agire è di frequente reattivo e di parte.  Molto spesso  seguiamo degli schemi o mode che ci vengono proposti che seguono leggi commerciali o di interesse privato, o di opportunismo politico, schemi legati ad una economia e di una società di parte governata dalla legge del più forte ovvero  in definitiva di convenienza.    (Secondo  le filosofie induiste  siamo nel pieno dell’era del Kali Yuga, l’ultimo dei quattro tempi , il più decadente e nefasto di tutti, un ‘epoca oscura dominata dall’ignoranza e dai conflitti e dall’abbrutimento dell’animo umano, anche se , nello stesso tempo si può vedere un germogliare di una nuova presa di coscienza. Di fatto a questa epoca seguirà  la rinascita.)   

 Inoltre noi stessi siamo legati  a quello che nel buddhismo viene chiamato  il "piccolo Io", quell’io  non maturo, cioè dipendente dalla fenomenologia cangiante della vita e che si trasforma inevitabilmente in Ego.

  Dunque  serve prima conoscere per  poi liberare questa piccola ma potentissima istanza interiore che governa irrimediabilmente le nostre vite per aprirci al vero e al nuovo.
Altrimenti resteremo ancorati sempre più ad una dualità che inevitabilmente ci logora.

Bisogna superare questa polarità, che permea tutta la nostra vita e la nostra stessa mente condizionata e allora potremo parlare di libertà.
  Necessita una ricerca interiore, una trasformazione radicale di pensiero e di azione che soltanto una pratica , che vada oltre l analisi razionale, può dare.
  Questo si ritrova nel contatto con se stesso, ancor prima che nell'altro, come dice il grande Krishnamurti nei suoi scritti, affermando come la meditazione sia la “via di salvezza dell' uomo”,   con  la sua pratica unita  ad  esercizi fisici  che vadano a smuovere sapientemente e in modo mirato l’energia di base.
  Solamente allora si potrà vivere l altro come espressione di un Sé maturo che nell' induismo si esprime  nel concetto del  "Namastè",  famoso saluto rivolto a chi s incontra, riconoscendo così nell' altro il divino che è in lui.

 

   E allora potrà nascere un nuovo sentimento globalizzato che darà vita a quel  “uomo nuovo” profetizzato dai vari Aurobindo o da Nietzsche.

                                                                                                                                                                 articolo per Framens 

 

 

                           "Al corpo e alla mente unificati

                              Cosa sarà impossibile ?"

                    

                                                 Yamaoka Tesshu, Maestro zen 

3 - La salute e la mente

 

  Secondo alcuni vocabolari medici la salute s’identifica oggi, con uno stato di benessere psico-fisico e sociale in cui si trova un individuo. Ed è vero, come altrettanto vero è il concetto che ci è appartenuto fino a ieri (e forse ancora in parte ci appartiene) di salute come mancanza di malattia.

  Com’è stato possibile che il potere della malattia sull’uomo abbia contagiato e prevaricato ogni sua manifestazione espressiva? Sicuramente come conseguenza di  una gestione di profitto della salute nel sociale arrivando a diventare una vera e propria industria, portando la persona a dipendere esclusivamente da un pensiero di una élite.  

Questo ha portato altresì, insieme ad uno sviluppo caotico e consumistico della società in campo medico/assistenziale anche a un decadimento dei valori umani e ad un allontanamento da tutto ciò che è naturale, come pure dalle nostre emozioni e dal non riuscire a viverle in modo consapevole, semplice e naturale, inoltre “troppo spesso l’assistenza sanitaria moderna manca di intelligenza emotiva

                                                      (Daniel Goleman - Intelligenza emotiva)

 

  Dunque abbiamo perso il contatto tra il “fuori” e il “dentro” di noi, abbiamo dimenticato il gran privilegio di avere un  potere su noi stessi e lo abbiamo rivolto in modo deviato sugli altri. Da qui la paura della malattia/morte e il delegare sempre più ad altri la nostra responsabilità, in questo caso ad una struttura codificata socialmente  che si fa garante di “guarirci”.

  E noi vogliamo, come disse tempo fa un medico riguardo ai pazienti “… essere ubbidienti ed essere condotti per mano fino alla guarigione”.

  In altre parole non vogliamo/possiamo prenderci cura della nostra salute e deleghiamo, sembra assurdo, facilmente ad altri la cosa, sperando di essere soccorsi.

  La gestione della salute sì fatta non può dare i suoi frutti, non può aiutare veramente chi soffre, può solamente “aggiustare” quando ci riesce, una parte del tutto che è andato in panne. Ma l’uomo è fatto si di parti, ma interagenti tali da costituire un “tutto unico”.

  In questa situazione nasce l’esigenza della persona di chiedere di più, di essere ascoltata, e questo è esattamente ciò che possono dare  le medicine così dette complementari o bionaturali.

  Il punto cruciale sta nel contesto  filosofico di dette metodiche  che si rivolgono all’essere umano come interazione espressiva energetica e depositario di una sacralità che a noi oggi  sembra fuori tempo, a noi che tutto cerchiamo di incasellare e protocollare, in altre parole di controllare.

 

  La meta della salute non è illusoria se riusciamo a equilibrare le nostre energie interiori in un confronto sempre mutevole della società e se sappiamo rispettare la totalità del nostro essere. E’ necessario un lavoro accurato sui diversi piani dell’esistenza e un’integrazione tra corpo mente e spirito che può portare ad una visione guaritrice del profondo che oltrepassi i limiti imposti dalla materia e dal tempo. 

  Bisogna espandere la coscienza perché concentrarsi sul particolare non fa che aumentare la separazione tra la mente e il corpo, tra la nostra anima e quello che è bene per lei.

  Alexander Lowen, psicoterapeuta e psichiatra statunitense, affermava che se non si lavora  anche con il corpo i cambiamenti restano superficiali e non duraturi, dunque ciò che interessa per un’evoluzione “… non è solo ciò che dice il paziente ma quello che avviene a livello del corpo”.   

  Dunque la salute è uno stato evolutivo che nasce dalla parte più intima di noi stessi e si proietta nel “fuori” realizzandosi nel sociale tale da poter così esprimersi nell’essere individuo/indiviso.

 

 

         

                                                   4 -  UNA VISIONE DI GUARIGIONE                             

    “Un angelo caduto in volo                   

     Questo tu ora sei                                                                                                                                 In tutti i sogni miei”             

       …………………………….

 

  Così cantava Lucio Battisti negli anni della “colorata” e tanto discussa contestazione giovanile che tanti nostri muri ha fatto crollare nel tempo.

In verità il nostro dolore, le nostre pene si fanno risalire, secondo il Vecchio Testamento , presumibilmente a questo atto in cui un angelo disobbediente, Lucifero (Portatore di luce)  viene fatto precipitare dal Paradiso perché, peccando di superbia  osa contrapporsi al Signore, ovvero viene declassato ad umano , divenendo così un imperfetto mortale.

 

Dunque la nostra coscienza  da sempre si è legata alla forma pensiero della dualità, della separazione del bene dal male, della continua divisione tra due facce della stessa medaglia.  La dicotomia viene declinata in ogni aspetto della nostra vita ed è            sempre stata presente nel nostro pensiero: una forma viene contrapposta  ad un altra di segno (apparentemente) opposto.

Di conseguenza salute contro malattia .

E’ scontato che nessun essere vivente desidera star male, avere un disagio o soffrire per qualche motivo, questo è ovvio e  vale anche per gli animali e le piante, ma il tema è un altro: superare la polarità per arrivare ad una visione nuova della vita.

 

E qui arriviamo al disagio che sta vivendo l’essere umano in seno alle “società dei desideri”, che diventano sempre più aggressive e violente perché sempre più  si allontanano dai bisogni naturali dell’essere , non rispettando la natura e dimenticando gli antichi e storici principi dell’ Humanitas. 

Il crollo dei valori degli ultimi decenni, fenomeno tangibile, ha provocato un decadimento psicologico e morale riversatosi nel sociale con evidenti effetti di povertà etica.  

Questi desideri smodati e non necessari conducono l’uomo e la società a un deterioramento , a condizioni più grossolane e infine , alla rovina.”   (1)           

Nonostante ci piaccia vederci come esseri evoluti, siamo in realtà dei bambini pieni di paure in un mondo in cui non ci identifichiamo e che pensiamo non ci capisca.

 

L’uomo di oggi sta vivendo un sogno di onnipotenza allucinante, dominato dal profitto e dallo sfruttamento sia delle risorse della Terra sia degli altri esseri senzienti, esorcizza la caducità e la paura attraverso l’uso del potere, nella sua peggiore interpretazione, scaricando questa tensione  con aggressività  verso tutto ciò che fa, collassando così inesorabilmente verso l’autodistruzione, se non quella fisica, molto più lenta ad avvenire, bensì quella mentale.

Riconoscere e rispettare la fragilità dell’uomo significa accettarne i suoi limiti intrinseci  e non rifiutarli , per poter accettare e affrontare così le difficoltà della vita e in ultimo la più grande delle paure: la morte.

Il senso dell’Io esasperato ha portato ad una società individualista, facendo dimenticare che siamo tutte cellule di un più vasto sistema (entanglement), provocando  questa scissione tra noi e gli altri, riproponendo il concetto di polarità  tra dentro e fuori; dobbiamo imparare a superare le divisioni e le tensioni che tormentano il mondo,  impegnandoci in prima persona affinché cambi il punto di vista.                                                                                                                                           

 Serve una visione di integrazione e di interazione degli aspetti di un fenomeno  che sembrano opposti ma che in realtà non lo sono. Si deve modificare il paradigma mentale riguardo alla vita e al suo significato più profondo.

Non dite : Ho trovato la verità, ma piuttosto: Ho trovato una verità                                                        

fa dire ad  Almustafa  Gibran ne Il Profeta.

 

E’ questo il passo da affrontare  per una visione che abbracci e non divida.

Tornando al tema della guarigione, la malattia vista come bisogno espressivo dell’anima incarnata, che anela all’unità, vissuta come cura dell’interiorità e non come peccato da espiare.   Quindi nell’imperfezione della caducità c’è anche la malattia come purificazione. La malattia non va combattuta ma trasmutata e in quest’ottica la malattia  (non i sintomi) rivela il nostro punto debole e ci da la possibilità di fare pace con quell’aspetto non risolto e salire di livello coscienziale permette di guarire nel profondo.                                                                                                                                      

 “Questo ingresso  in un nuovo piano è il momento in cui l’iniziale concentrazione di coscienza  si trasforma  in una dilatazione di coscienza. (2)                                                                                                                                      

La malattia rende sani in qualche modo, solamente se riusciamo ad integrarla, a comprenderla, e se riusciamo ancor prima ad accettarla, in questa maniera  avviene la trasmutazione.                                                                                                                                       

 Dunque, espandere la coscienza e integrare ciò che manca è l’assioma verso la guarigione.

In modo parallelo  si deve intervenire  anche su altri piani che possono, in modo sinergico,  lavorare  verso la conoscenza di sé, e riconoscendo il potere della mente sul corpo, applicare metodiche di pensiero positivo.                                                                    La maggior parte delle persone si preoccupa solo di curare la disarmonia più tangibile e ovvia: quella fisica. Tali persone non si rendono conto che le cause reali  di tutte le miserie umane stanno nei loro disturbi mentali- cioè nelle preoccupazioni, nell’egotismo e così via – e nella loro cecità spirituale di fronte al significato divino della vita. (3)

 

Inoltre  si devono usare  tutte le pratiche che possono aiutare a ripristinare l’equilibrio energetico  perduto, l’armonia che si è compromessa, affidandosi alla natura ed al suo potere guaritrice mediante l’uso appropriato di erbe officinali, di integratori  e di tutte quelle pratiche non invasive  quali massaggi, riflessologia, fiori di Bach ed anche con mirate immersioni nella natura che permettano di veicolare la coscienza verso altri piani.

E’ chiaro a questo punto che il tema di cui si parla non riguarda tanto il corpo fisico , soggetto inevitabilmente al passare del tempo, quanto ad un aspetto “metafisico della malattia” (4),  con una guarigione che deve avvenire nel profondo.

         “Noi siamo dei pellegrini,                                                                                                            la nostra unità un lungo cammino,                                                                                                     un viaggio dalla terra al cielo

Questo è ciò che scriveva Vincent Van Gogh in una lettera al fratello Theo.

Dobbiamo essere consapevoli che siamo viaggiatori  in cammino e che il corpo è solamente un fine mezzo espressivo che permette di espandere le nostre coscienze.  Si lavora con e nel corpo per arrivare all’anima.                                                         

 

Si deve andare oltre il corpo, non fermarsi all’aspetto grossolano dell’energia  ma salire  lungo gli ardui e scoscesi piani sottili dell’essere, per maturare  una coscienza   che dia ragione e rispetto alla stessa nostra vita e di quella di tutte le altre forme viventi.

Franconi Bruno

 

Note         

 1- Platone- la Repubblica                                                                                                                                              

2-Thorwald  Dethlefesen- Il destino come scelta, psicologia esoterica- Mediterranee 

3- Paramahansa Yogananda – Affermazioni scientifiche di guarigione - Astrolabio                                                                                                                                             

4- Thorwald  Dethlefesen – Malattia e destino, il valore e il messaggio della malattia -   Mediterranee

                   

                                5 –  IL  VIAGGIO DELLO YOGA  E L’ESPANSIONE DELLA COSCIENZA  

 

  L’uomo sta vivendo  un momento molto delicato della sua storia, da una parte il progresso tecnologico sempre più sofisticato che promette affascinanti possibilità e un potere sugli eventi quasi illimitato, con prospettive che nessuno sa bene dove ci porterà questa escalation, dall’altra c’è la nostra povera psiche, sballottata in questo vivere moderno dalle nuove problematiche, che con fatica riesce a adeguarsi.                                                                                                           Del resto la scienza tecnologica procede molto velocemente rispetto al processo evolutivo dell’ anima che resta sempre con le sue paure (ancestrali) di sempre.

 

Bisogna fare un passo indietro e non farsi risucchiare da questo pericoloso vortice di narrazioni sociali distorte che travolge ogni cosa, serve avere idee chiare su quello che vogliamo per noi stessi. Di certo servono scelte radicali e bisogna avere il coraggio di portarle avanti anche contro ogni moda o pensiero comune. Non ci si deve accontentare del quotidiano e volare in altro affinché lo sguardo possa spaziare e ci si possa confrontare con la realtà nel contesto globale.

 

Per fare questo serve una presa di coscienza di noi stessi nel mondo e servono anche delle linee guida, che possono essere chiamati ideali oppure sogni, che possano darci la direzione. Quello che manca oggi a molti, credo sia il fatto di non avere un sogno che non sia unicamente legato al potere e conseguentemente al denaro.

Il lavoro dello yoga è appunto quello di avere un fine da perseguire e di portare avanti la conoscenza di se stessi per un’evoluzione verso nuove dimensioni dell’essere che permetta di allargare l’esperienza personale in quella collettiva.  Le idee vincono sempre, se sono creative ed espressione della nostra anima.  Ci vuole dedizione e sacrificio per rendere sacra la vita  in ogni sua manifestazione.  Il cammino dello yoga “è in pratica un ribaltamento di tutti i valori” afferma Selene Calloni (1)                                                                                                                                                                                                                                                                                                                            Di conseguenza non continuare a identificarsi con quell’io che troppo spesso ci separa da noi stessi e dagli altri e arrivare a sacrificare l’ego per un fine più alto passando attraverso il nostro corpo, vivendo intensamente ogni esperienza.  

 

Nella cultura attuale viene data molta importanza al corpo, però al corpo come oggetto dei desideri e non come soggetto; è una grande differenza : la  prima ci porta verso lo sfruttamento del corpo con tutte le sue possibili variabili , la seconda ci indirizza verso la conoscenza di noi stessi attraverso appunto il corpo.            

 Le antiche tradizioni mistiche insegnano come il corpo sia il veicolo per arrivare allo spirito e secondo il noto cristiano e teologo tedesco  Maister Eckhart c’è più corpo nell’anima di quanto anima ci sia nel corpo e come l’anima si trovi in ogni singola parte del corpo.

Per il grande mistico indiano Sri Ramana Maharshi, vissuto in ritiro per gran parte della sua vita, il corpo è solamente un pensiero.  Di fatto  il corpo è l’espressione del nostro pensare e del resto prima nasce il pensiero, la parola (logos)  e poi nasce la materia e l’oggetto.

 

Noi viviamo una duplice realtà, due aspetti doversi che si devono integrare. La materia e lo spirito. Simbolicamente questo concetto è espresso nel simbolo della croce.  Il braccio orizzontale rappresenta la materia, il pensiero ordinario,il quotidiano, un aspetto della realtà; la linea verticale rappresenta lo spirito, la nostra ascesa verso l’alto, la nostra coscienza in evoluzione.  

Ma non a caso i due bracci s’incontrano in un punto centrale, lì c’è una fusione dei due aspetti,   c’è una integrazione, una trasformazione, e’ un processo dinamico in continua evoluzione. Quel punto rappresenta nel nostro corpo  un centro di energia con un potere immenso, che supera ogni cosa , anche le leggi della natura a volte, secondo la fisiologia energetica yoga è il chakra del cuore.

Se si apre questo centro energetico si realizza il piano della coscienza evoluta, capace di abbattere i muri dell’ indifferenza e dell’ignoranza che ci portiamo dentro, e alla fine, ogni cosa torna al suo posto.                                                                                         

  “Per questo il cuore , il centro della vita psichica e spirituale oltre che di quella fisica, gode di un primato incontestabile in tutte le tradizioni religiose” come afferma padre Antonio Gentili. (2)  

 

Dare spazio a questo dinamismo significa fare i conti con noi stessi proiettati nel mondo.

Dunque vivere  per espandere la coscienza così da poter riconoscere e apprezzare in pieno il miracolo della vita.                                                                                 

Ogni giorno ci si presentano opportunità per lavorare in tal senso: andare alla posta e mettersi la fila, in auto in mezzo al traffico oppure l’incontro con un condomino che ci risulta non simpatico, sono tutte occasioni per conoscersi meglio e fare esperienza con la nostra pazienza o l’indifferenza o addirittura con la nostra magari velata insofferenza. Anche il tempo della passata pandemia è stato un periodo di crisi in cui ognuno si è rispecchiato, mettendo in luce le proprie debolezze o scoprendo la sua forza. Per alcuni è stato un rito di passaggio che li ha traghettati verso modalità nuove di conoscenza. Perché in ogni situazione, così detta “critica” si deve sempre trovare il modo di interpretare  le difficoltà come opportunità di una trasformazione e tirar fuori il meglio di noi stessi.

 

Avere una visione evoluta significa osservare la totalità del nostro essere  e aprirci alla nostra vera natura e riconoscere anche le nostre peculiari problematiche nei rapporti, trascurando di concentrarsi sul particolare e , fatto molto importante, non finalizzare l’azione a un risultato.  Questo è il processo interiore da applicare per favorire la maturità della coscienza.  S’inizia dal corpo sviluppando le esperienze fisiche per arrivare a conoscere la mente per poi tornare semplicemente al corpo e alla sua fisicità, perché è nel corpo che si realizza la sacralità della vita. Tutto questo permette di esprimere una vita piena.

 Ci sono 6 passi da compiere per arrivare ad una espansione della coscienza che dia ragione al fatto di essere umani:

 

 

                                        (2) I 6 passi del Pensiero Evolutivo rapportato ai Chakra - processo evoluto

                  

1   Prendere coscienza che ogni cosa sulla Terra, visibile e invisibile è di natura spirituale è la                                                                                                                                                                                          .                                                                                                 BASE                     

ATTRAVERSO Allineamento/Spaziale- Consapevolezza del Gesto e il Radicamento sacro alla Terra

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                                         --- 1° Chakra - Muladhara colore giallo

 

 2   Avere Fede, Sognare ed essere Arte è                                                                                           

                                                           VITALE            

ATTRAVERSO   Sacralizzare il Gesto usando il Respiro, la Gentilezza e l’energia della forza Vitale. 

                                                               --- 2° Chakra – Svadhisthana – colore arancione

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3   Saper usare gli strumenti di ricerca: il CorpoMente è                      .                                                                                                    .                                                                                                  STRATEGICO                                                                        ATTRAVERSO:  il Movimento Consapevole, gli asana  e la trasmutazione delle emozioni nel Cerchio ideale usando il respiro e l’energia di trasformazione del nostro Centro e la comunicazione Telepatica Istintiva ( Plesso solare)                                    .                                           

                                         ---3° Chakra – Manipura – colore rosso

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 4 –  Considerare che noi siamo fatti della stessa sostanza delle stelle, percepire che tutto è collegato e Noi siamo uniti gli uni agli altri –  Entanglement  -   Riconoscere il Divino in noi e negli altri è                                                                                                                                      .                                                        FONDAMENTALE                                                                     ATTRAVERSO:  L’apertura e la Consapevolezza  del Cuore, fonte dell'energia di comunicazione telepatica per gli altri centri telepatici.  

                                                               ---4° Chakra – Anahata – colore verde

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5   Essere coscienti di sé è :                                                                                                                                                

                                                                                 ESSENZIALE                                                                    

ATTRAVERSO :  la Meditazione, le letture dei Maestri, la Retta Comunicazione per disperdere le  energie negative e la Comunicazione Telepatica Mentale (centro della gola)

                                          --- 5° Chakra – Vishuddha – colore azzurro turchese

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6   Ma essere nell’Amore non ha….                                   

                                                                                   EGUALI 

perché se noi  “mettiamo in circolo” l’amore, l’amore  ritorna, perché tutto nell’Universo è regolato dal principio circolare e dietro ogni apparenza esterna, il potere motivante dell'Universo è l'AMORE                                        

 ATTRAVERSO:  il Dare,  la condivisione, il superamento della dualità con l’apertura dell’occhio di Shiva e la Comunicazione Telepatica Intuitiva ( terzo occhio)                 

                                                        ---6° chakra – Ajna - viola

--------------------------------------     FINE LIVELLO UMANO  -------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------                                 

  7 -  Pura Coscienza A questo livello la conoscenza  è totale e non si è più legati al fisico e alla materia e ci si connette con la Coscienza  e con l' Amore Universale . Unione con il tutto. Yoga, Enstasi, Ananda.  

                                                            .                                                                                                                                                                                                                            ---  7° Chakra – Sahashirara – colore bianco    

 

 

Si fa tanto un gran parlare di tecnologie applicate, di intelligenza “artificiale” quando abbiamo , ma forse non ce ne rendiamo conto, una mente  che ha qualcosa di incredibile, di unico e nello stesso tempo di meraviglioso e di un corpo in sinergia con la mente che è ancora tutta da scoprire.  Ma non ci è sufficiente, non ci appaga,  ci affascina di più costruirne  una nuova che possa essere al nostro servizio,pensando possa risolvere tutti  i problemi, con l’illusione che la vita possa essere migliore.

Un sogno di onnipotenza e di stupidità che va oltre se stesso, un’illusione fuori dalla realtà, ovvero totalmente immersa nella realtà del momento, dove tutto si consuma sotto il dominio dell’egoismo e del profitto.

Dunque è la normale conseguenza del nostro attuale pensare  antropocentrico, e se continueremo di questo passo, e  sembra proprio che non ci sia modo di cambiarlo, siamo destinati ad una lenta agonia di alienazione: siamo come un malato terminale che nega di esserlo e rifiuta di accettare la realtà, confidando ciecamente nella tecnologia e si dibatte, si dispera, annaspa ma non vuole rendersi consapevole di quello che è: un mortale.

Qualcuno ha detto una volta che la morte si prepara con la vita, nel senso che la vita va vissuta cercando di renderla creativa e armoniosa, sapendo che siamo dei viaggiatori in cammino in un viaggio dalla terra al cielo, dove non esiste il tempo ma unicamente le nostre azioni, espressioni del nostro pensiero.

 

   

DAL CORPO ALLA MENTE AL CORPO

Consapevolezza – Conoscenza – Esperienza – Integrazione - Trasformazione

 

COME LA CONOSCENZA NUTRE LA MENTE ATTRAVERSO IL CERVELLO

COSI’  L’ESPERIENZA  NUTRE LA MENTE ATTRVERSO  IL CORPO

 

L’esperienza vissuta, qualsiasi essa sia, dal semplice gesto al più sofisticato asana, da una lieve emozione ad un disagio o ad un dolore, da un semplice pensiero ad una formulazione sofisticata, se vissuta in modo profondo e totale, senza paura ma con il coraggio di unire il corpo e la mente per arrivare alla conoscenza, senza voler fuggire immediatamente, se si tratta di una esperienza non gradevole o senza volerla trattenere più a lungo quando essa  è finita, se si tratta invece di una piacevole, allora   sarà  nutrimento per la stessa coscienza.

 

Le esperienze arricchiscono il cervello aumentando i contatti delle connessioni nervose e creando nuove connessioni neuronali, dando origine a un tipo di memoria legata al corpo e ai sensi.  La biochimica delle funzioni nervose permette di fissare l’esperienza legandola a specifiche emozioni.

 E tutto questo va ad avvalorare il fatto di come noi ci nutriamo costantemente di esperienze e di pensieri, e abbiamo il dovere etico di indirizzarci verso un pensiero coerente”, favorendo così “il fattore che dà  valore al processo creativo” come afferma Ervin Laszlo(3)  

Dunque ricercare l’armonia e l’equilibrio in ogni cosa, anche nei pensieri, cercando quindi di non sostare in  quelli meno creativi, pur senza rifiutarli.

 

Entrare nell’esperienza con tutto il nostro essere, vivere il momento, qualunque esso sia, senza giudicare, perché il giudizio separa, divide noi stessi dalla vita. Ricordare come lo yoga sia unione: è legare gli opposti e andare oltre, superare la dicotomia apparente che la mente condizionante ci propone.

Alla base c’è l’assoluta consapevolezza del momento vissuto in modo pieno, completo e profondo nel nostro corpo, usando il respiro come mezzo di reintegrazione.

Serve provocare un salto di coscienza, bisogna salire di livello affinché  l’esperienza dell’assoluto si manifesti attraverso il corpo, facendo esperienza  con il respiro.

 

A quel punto inizierà il nostro cammino yogico per essere liberi e sarà un processo di trasformazione.

               

    PRATICA INIZIALE

   I 3 PASSI PER ENTRARE NELLO YOGA ATTRAVERSO L’ASCOLTO

1 -  entrare con il respiro: portare l’attenzione al respiro stando in Loto – attenzione SOLAMENTE al respiro nell’addome ( il nostri centro)

2 – entrare con il gesto consapevole: portare l’attenzione  SOLAMENTE al nostro gesto (inizialmente un semplice gesto) in modo profondo, cercando di sentire la parte rilassata che stiamo usando in modo completo e di viverla.

3 - UNIRE IL PRIMO AL SECONDO

  Entrare nello yoga con il GESTO RESPIRATO: portare il respiro in quella parte contemporaneamente alla percezione, in questo modo renderemo “sacro” il gesto ed entreremo nello yoga. Successivamente allargheremo la pratica all’intero corpo.

 

(1)           Selene Calloni -  Lezioni di psicologia dello yoga -  Corso di formazione all’insegnamento dello yoga. Edito dall’ISYCO, Istituto per lo Studio dello Yoga e della Cultura Orientale

(2)        Antonio Gentili -  Le ragioni del corpo, I centri di energia nell’esperienza cristiana. Ed. ANCORA

 

(3)        Ervin Laszlo – Risacralizzare il cosmo, per una visione integrale della realtà. Ed. URRA